Fuoco contro acqua. Fuoco il male, l’acqua il bene. Bene contro il male, una battaglia senza fine, che oggi è in atto sulle pendici del Vesuvio e nel Sud Italia in generale.
Fuoco uguale criminalità. Perché? Non vi è dubbio alcuno, che dietro ai vasti incendi del Vesuvio, o i roghi appiccati nel resto del Sud Italia, isole comprese, ci sia la mano della criminalità organizzata. Il fuoco è l’arma dei criminali, più potente di un proiettile, il modo più facile per ottenere i propri scopi.
Quali scopi? molteplici. Senza dubbio, sono della stessa idea di Roberto Saviano, quando dice che la criminalità brucia le pendici del Vesuvio per dare spazio a nuove discariche, o anche per nascondere la monnezza già presente sul vulcano. Il Vesuvio la nuova discarica dei criminali.
Incendi studiati e appiccati con estrema cura, e non crediamo alle favole dei gatti lanciati come palle di fuoco. Questo accade forse nei videogiochi. La realtà è ben diversa. La realtà è che la criminalità sa quando e dove colpire e in che modo colpire. E noi qui ora a contare i danni, mentre la criminalità conta i fatturati futuri che frutteranno questi incendi dolosi.
Alla fine l’acqua farà la sua partita e vincerà la battaglia. Il fuoco sarà spento, messo a tacere. Le ferite però resteranno e saranno profonde, visibili in superficie. Il crimine d’altronde è un abile giocatore di scacchi, sacrifica delle pedine che manda all’attacco; pedine che verranno sconfitte; ma alla fine sarà il crimine a dare lo scacco matto. L’acqua potrà anche vincere sul fuoco, ma poi, lo Stato, sarà in grado di non farsi fare scacco matto? Al crimine sarà permesso di centrare il proprio obiettivo? Speranza tanta, fiducia poca.