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Intervista a James Senese, da Coltrane ai talent show

“Ma mi stai prendendo in giro?” Alla domanda sui talent show James Senese risponde con una bella risata che mette subito in chiaro le cose. Lui, questo nuovo modo di fare “arte”, se arte si può chiamare, non lo prende nemmeno in considerazione. “Per me non esistono” commenta, ponendo subito fine alla discussione. In modo franco e diretto, come piace a lui.

Seduto alla sua scrivania, dietro un mucchio di vecchie consolle, James Senese ci racconta il suo percorso artistico, la musica moderna e il suo rapporto con Napoli. Trovarselo di fronte fa veramente uno strano effetto, è emozionante stare faccia faccia con un artista del suo calibro, assolutamente unico nel suo genere. Sperando di non fare la fine di Lello Arena nel celebre film “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, partiamo con le domande.

Di te hanno detto che hai inventato quasi tutto e quasi tutto ti hanno rubato, quanto ti ritrovi in questa affermazione?

Bella domanda, diciamo che forse hanno preso “in prestito” delle idee, sono stati molto più intelligenti di me. Io al contrario ho sempre preferito seguire la mia strada.

Una delle tue fonti di ispirazione maggiore è John Coltrane, qual è il tuo rapporto con la sua musica?

Diciamo che il suono di Coltrane mi appartiene molto, io suono il suo stesso strumento, il sassofono “tenore” e sono molto innamorato di Coltrane non solo per un fatto tecnico, ma proprio per una sorta di legame fisico che sento di avere con la sua musica.

Il tuo vero nome è Gaetano, il soprannome James è stata una scelta tua?

Secondo te era giusto farmi chiamare Gaetano essendo di colore? James l’ho scelto io, ed è il nome di mio padre, anche perchè mi era più appropriato, poi diciamo che è un nome che mi porto sin da quando ero piccolo, perché fin dai primi anni mi hanno sempre chiamato James.

Sei nato, cresciuto e vivi tuttora a Napoli: la città ha influenzato la tua musica?

E morirò qui. Guarda, Napoli secondo me è una delle città più belle che esistono al mondo, anche se è piena di contraddizioni. Napoli una volta, dagli anni 50′ fino agli anni 80′ era la città che tutti volevano. Dopo gli anni 80′, dopo il terremoto a Napoli non si è capito più nulla. Napoli è una città caldissima, piena di sentimento e tutto ciò è inevitabile che si rifletta nella musica che tu fai. La musica è fatta di sensazioni e qui se ne percepiscono tantissime. Gli stimoli di certo non mancano perché questa città è piena di poesia, l’arte la si respira ovunque.

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Redazione Desk

Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Road Tv Italia. La web tv libera, indipendente, fatta dalla gente e con la gente.

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