Le operazioni di soccorso procedono senza sosta ma le speranze di trovare in vita altri superstiti si stanno riducendo al minimo, ammette il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli.
Intanto, si aggrava la posizione del comandante della nave, Francesco Schettino che è stato sottoposto a fermo, con l’accusa di omicidio colposo plurimo, disastro e abbandono della nave.
La procura temeva che potesse scappare. Costa Crociere si difende sottolineando che il comandante aveva superato tutte le verifiche di idoneità e che l’equipaggio era addestrato alla gestione delle emergenze.
Dunque a 48 ore dal naufragio, dalla pancia della Costa Concordia piegata a 90 gradi davanti all’isola del Giglio, riemergono i primi tre cadaveri, che si vanno ad aggiungere ai tre recuperati in acqua la sera di venerdì.
Eppure il ritrovamento della coppia di coreani in viaggio di nozze aveva fatto ben sperare sull’esito dei soccorsi. Hye Jim Jeong e Kideok Han: erano rimasti chiusi nella loro cabina, non avendo sentito l’allarme.
In salvo anche Marrico Giampetroni, il commissario capo della nave, che per aver seguito la procedura di abbandono della nave è stato già da molti chiamato eroe.
Gimpetroni la sera del disastro ha aiutato moltissima gente a raggiungere le scialuppe per mettersi in salvo. Poi è tornato nel salone ristorante per vedere se c’era qualcun altro ed è scivolato, rompendosi la gamba. ”Ho sempre sperato nella salvezza” ha detto ai pompieri quando l’hanno raggiunto e portato via dall’incubo.
Altre due sfortunate vittime li hanno trovati i sub della Guardia Costiera. Stavano perlustrando la zona di poppa della murata di dritta: in quello che era il terzo ponte, nei pressi del punto di raccolta indicato con la lettera ‘A’, c’erano i cadaveri di due uomini anziani. Entrambi avevano il giubbotto salvagente, segno inequivocabile che non hanno fatto in tempo a raggiungere le zone più sicure della nave, per mettersi in salvo. Identificarli è stato quasi facile: lo spagnolo Guillermo Gual, 69 anni, aveva i documenti in tasca; Giovanni Masia, 86 anni, invece, aveva al collo una piastrina con le sue generalità. Giovanni era in crociera con la moglie Giuseppina. Il figlio Claudio aveva deciso di accompagnarli nel loro ‘primo’ viaggio fuori dalla Sardegna dopo il viaggio di nozze.
Mancano all’appello ancora 16 persone. Se siano sfuggiti ai conteggi, come i due giapponesi rintracciati ieri a Roma, è quello che tutti sperano, ma più passano le ore e più sono quelli che temono che siano intrappolati là sotto. Tra loro dovrebbe esserci William Arlotti e sua figlia di 5 anni, partiti da Rimini, due coppie di francesi, due americani, una peruviana. E due donne siciliane, Maria Grazia Trecanico e Luisa Virzi‘: risulterebbero conteggiate tra quelli salvati dopo il naufragio, ma di loro non c’è traccia.
Le ricerche proseguono ininterrottamente: sull’isola sono operativi insieme ai sommozzatori dei Vigili del Fuoco, gruppi di speleosub dei Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) e della Fias (Federazione italiana attività subacquea) che utilizzano attrezzature avanzate per la ricerca mirata di dispersi), grazie anche al possesso della mappatura della nave. Sono arrivati anche 9 cani dell’unità cinofila toscana dei Vigili del Fuoco addetti al ritrovamento di persone disperse.
Ritrovare i dispersi, vivi o morti, è sempre più una corsa contro il tempo: mercoledì le condizioni del tempo peggioreranno e questo potrebbe creare problemi seri. Non solo, infatti, sarà più difficile muoversi attorno e dentro la nave, ma si teme che il mare mosso potrebbe spostare la Concordia e farla scivolare verso un punto di non ritorno. A 30 metri dalla poppa c’è infatti uno scalino di roccia al termine del quale il fondale raggiunge i 70 metri. La nave potrebbe dunque finire interamente sommersa.
Non è una corsa contro il tempo, invece, quella della procura di Grosseto, che vuole avere ben chiaro cosa sia accaduto.
Intanto dalla scatola nera stanno arrivando le prime conferme a quello che tutti, al Giglio, hanno visto: la Concordia era a soli 150 metri dalla costa, un punto dove non avrebbe mai dovuto essere; l’allarme è stato dato un’ora dopo l’impatto con lo scoglio, la nave infatti si è incagliata alle 21.58 e solo alle 22.10 l’equipaggio comunica con capitaneria di porto, ma riferisce solo di avere unproblema al generatore e non parla di urti o secche. L’allarme vero e proprio scatta solo alle 22.30.
Mistero anche sulla rotta della nave, infatti, sul sito www.marinetraffic.com dove sono tracciati tutti i percorsi delle navi sia mercantili, sia passeggeri, tracciati che vengono creati grazie ai segnali inviati dai “trasponder” delle unità in navigazione ogni due minuti, sono scomparsi i segnali inerenti i quindici minuti a cavallo dell’incidente, per cui, sulle mappe risulta che la nave abbia effettuato una rotta molto più distante dalla costa di quanto in effetti sia stato.
E infine il pericolo ambientale che corrono le acque dell’isola del Giglio, uno dei luoghi più belli dell’arcipelago toscano.
Nei serbatoi della Costa Concordia ci sono 2.300 tonnellate di gasolio pesante che potrebbero riversarsi in mare devastando la zona, svuotare i serbatoi è un’operazione che, calcolano i tecnici, può durare non meno di due settimane. I soccorritori ora si trovano davanti a una decisione non facile: se pompano fuori il gasolio, la nave si alleggerisce e nel caso le condizioni meteo peggiorino, potrebbe scivolare giù dal costone sul quale si è poggiata e inabissarsi a oltre settanta metri di profondità ma, se non lo fanno, rischiano che il gasolio fuoriesca e inquini l’intera zona.
Il compito di rimuovere la Costa Concordia da dove si trova, non sarà un compito facile. La nave ha uno squarcio in carena di circa 70 metri di lunghezza, il che ne pregiudica la possibilità che si possa svuotarla e rimetterla in assetto di galleggiamento per poterla trainare in un bacino di carenaggio.
FAS
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