Italiani e slang più diffusi: le ultime tendenze della Gen Z

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Tutto il mondo è paese… No, non è un solo modo di dire, ma una realtà sociale ben consolidata, in Italia così come nel resto del mondo. Ciò di cui parlo è il fenomeno Slang o, per meglio dire, dei modi di esprimersi delle nuove generazioni.

Si può tranquillamente dire che lo slang rappresenta un elemento ormai quasi essenziale della comunicazione quotidiana, essendo usato in svariati contesti sociali (amichevoli, familiari e, in alcuni casi, anche lavorativi ) e, parlando a livello nazionale, in tutte le regioni, differenziandosi solo nella terminologia usata ( a seconda dei dialetti e tradizioni locali ): chi non ha mai usato dei soprannomi per  “definire” un proprio amico, goliardicamente? Il fenomeno Slang è iniziato a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, arricchendosi sempre di più con nuovi termini che ne hanno incrementato il patrimonio. Alcuni resistono nel tempo, anche nei ricambi generazionali ( ricordiamo ad esempio termini quali cuccare, sgamare, figo, figata ), altri invece cambiano, a seconda dell’influenza del momento e della moda seguita!

In un recente studio condotto da Preply sono emersi i soprannomi più usati dagli italiani, e come questi vengono impiegati nella vita di tutti i giorni. Più nel dettaglio, “Giovane” spicca in Lombardia, mentre “Vecchio” è preferito in Veneto ed Emilia-Romagna; al Sud invece, termini dialettali come “Compà“, “Fratm” e “Mbare” sono ampiamente utilizzati.

I soprannomi informali in realtà sono molto apprezzati dalla maggioranza degli italiani visto che, dati alla mano, il 44% li ritiene fondamentali per creare legami veri e il 41% sostiene siano capaci di creare un senso di appartenenza e di rafforzare il legame con la tradizione locale, solo una minoranza li considera una barriera linguistica o una fonte di fastidio.

Già, ma come nascono oggi i nuovi slang? Beh, semplice, attraverso i social! TikTok domina la scena dei social nell’influenzare i trend dei soprannomi, con il 35% degli intervistati che lo ritiene l’influenza principale, seguito da Instagram (19%), YouTube (16%) e Facebook (12%). A proposito di social, ultimamente sono stato colpito da due termini specifici usati dai giovani di oggi, e che hanno trovato spunto da appositi hashtag sui vari TikTok e Instagram: “Goblin” ( o #goblinmode, hashtag da ben 370 mila visualizzazioni ) e “Chad”: Per quale motivo? Ecco, entrambi si rifanno a specifici canoni estetici! Nel dettaglio ho notato che per la Gen Zessere un goblin” in realtà ha un significato ben preciso, ovvero il rifiuto categorico della bellezza per forza imposta dalla moderna società, avere un’estetica perfetta, essere sempre presenti sui social, conoscere tutte le notizie del giorno mentre il desiderio è esattamente l’opposto, una vita priva di regole imposte e prendere un po’ di tempo per se stessi… un vero e proprio stato d’animo questo che tende a far riflettere, e tanto, sulle pressioni che le nuove generazioni avvertono nei contesti sociali! Essere un “Chad”  (termine rivolto più verso un pubblico maschile) a quanto pare va a definire un ragazzo imprigionato dall’idea della bellezza, e per questo senza alcuna personalità, una persona del tutto banale, tutto muscoli e bellezza fisica ma magari senza cervello.

Le varie generazioni italiane usano alcune specifiche parole anche per esprimere qualcosa di bello o positivo: ad esempio Il termine “Figata“ domina tra i Millennials e Generazione X, indicando qualcosa di positivo e apprezzato, per la Generazione ZTop” è la scelta preferita, mentre i baby boomer optano per “Pazzesco”. A livello regionale, il termine “Figata” è particolarmente utilizzato nel nord d’Italia, mentre “Top” e “Bomba” soprattutto nel Lazio.

Nel tessuto del linguaggio quotidiano italiano, alcune parole diventano anche icone di situazioni caotiche o disordinate: “Casino” è la parola più usata per descrivere il caos, seguita da “Bordello” e “Macello”. Completano il quadro espressioni come “Rogna” e “Grana“, quest’ultima particolarmente amata dalle generazioni più mature, e in ultimo “Patatrac“.

Insomma, nel variegato panorama linguistico italiano lo slang è un autentico tesoro di espressioni che riflettono la nostra diversificata cultura regionale e l’evoluzione sociale, non è quindi solamente un modo di esprimersi, ma anche un riflesso autentico della propria identità! In un mondo sempre più interconnesso, lo slang quindi funge da ponte tra tradizione e modernità, trasmettendo storie e significati che arricchiscono profondamente la nostra comprensione comune.