Addio al grande attore, regista e produttore francese, Jacques Perrin, scomparso all’età di 80 anni a Parigi. Ad annunciare il decesso che suscita omaggi in tutto il Paese a pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 24 aprile sono stati i familiari citati dall’agenzia France Presse.
“La famiglia ha l’immensa tristezza di informarvi della scomparsa del cineasta Jacques Perrin, a Parigi. Si è spento nella pace all’età di 80 anni”, si legge nella comunicazione trasmessa dal figlio, Mathieu Simonet. Jacques Perrin era nato a Parigi il 13 luglio 1941. Dagli anni Cinquanta ai nostri giorni ha girato in oltre 70 film, tra cui grandi successi come “Les Demoiselles de Rochefort” nel 1967 e “Peau d’âne” nel 1970. Profondi i suoi legami anche con l’Italia. In molti, questa sera, ricordano le sue interpretazioni nel cinema del Belpaese.
Come il ruolo del giovane Lorenzo Fainardi innamorato pazzo di Claudia Cardinale nella ‘Ragazza con la valigia’ di Valerio Zurlini (1961). Nel 1966, Jacques Perrin si aggiudicò due premi come miglior attore al Festival di Venezia per il film italiano “Un uomo a metà” e per il film spagnolo “La busca”. Nel 1988 interpretò il ruolo di Salvatore da adulto in “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, premiato con l’Oscar al miglior film straniero nel 1990: celebre la sequenza finale, con i baci censurati nel corso degli anni, ma ‘salvati’ dal vecchio proiezionista (Philippe Noiret), sulle note di Morricone.
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Memorabile fu anche la sua interpretazione ne “In nome del popolo sovrano” (1990) di Luigi Magni, film storico-risorgimentale dove recitò nelle vesti del frate Ugo Bassi. Uomo di cinema impegnato in una fitta filmografia dall’ampio respiro europeo, Jacques Perrin ha anche co-prodotto una quindicina di film dagli anni Sessanta ad oggi, tra cui ”Z” (1968) di Costa-Gavras, “Il deserto dei Tartari” (1977) di Valerio Zurlini, in cui interpretò anche il ruolo del giovane protagonista, il tenente Giovanni Drogo o ”Les Choristes” (2004) del nipote Christophe Barratier.
Particolarmente legato alla lotta in difesa della natura, la sua battaglia di una vita, ha coprodotto numerosi documentari su questo tema, tra cui “Le Peuple singe” (1989), “Microcosmos: il popolo dell’erba” (1996) o “Himalaya: l’infanzia di un capo” (1999).
In seguito, ha realizzato lui stesso dei documentari, Océans (1999) e “Il popolo migratore” (2001) che venne visto da 2,9 milioni di spettatori soltanto in Francia e si aggiudicò il Premio César per il miglior documentario nell’anno 2011. Il suo ultimo ruolo al cinema è stato in ”Goliath’, thriller di Frédéric Tellier uscito in Francia lo scorso marzo che affronta la questione delle lobby e dei pesticidi. La Francia piange uno dei suoi più grandi cineasti.
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