Un gobbo napoletano: l’importanza dei gregari

Ad un tifoso juventino si illuminano gli occhi al solo sentir nominare certi nomi, le veroniche di Zidane, le punizioni perfette di Roi Michel Platini, il genio e la sregolatezza di Omar Sivori, la classe di Del Piero e Baggio, lo strapotere fisico e atletico di Nedved. Non basterebbero 1000 pagine per scrivere tutti i nomi più prestigiosi che hanno onorato la maglia bianconera. Se si guarda, però, con attenzione alle vittorie juventine ci si accorge che numerosi si accalcano i nomi di giocatori meno elogiati, meno presenti sulle prime pagine dei quotidiani sportivi.

I gregari, chi sono costoro? Sono quelli che sudano per 95 minuti, che sputano sangue, si arrabbiano con l’arbitro, con se stessi o con un compagno più forte, ma che non si sta impegnando, mordono le caviglie dell’avversario, lo intimoriscono e esultano al fischio finale proprio come il campione di turno. Ogni tanto anche loro hanno la gioia del gol, succede solo raramente, ma a volte, come in una fiaba, il gesto del brutto anatroccolo vale molto più di quello del cigno.

Giaccherini è solo uno dei tanti giocatori che non appaiono sulle copertine, a cui non viene dedicata una rubrica nei programmi sportivi del lunedì, che hanno fatto grande la storia della Juventus. Segnare al 92‘ il gol vittoria ha un sapore speciale, soprattutto se di gol non ne fai mai, se di solito parti dalla panchina.

Quando le castagne dal fuoco vengono tolte dal Giaccherini di turno anche il tifoso sente un sapore particolare, perché è troppo facile esultare ad una fucilata di Pogba o alla magia di Pirlo, ma è quando vede un ragazzotto timido, bassino, con tanta forza di volontà, ma che non ha proprio il dribbling nel sangue, sgusciare fuori tra gli avversari e portarti in cielo, che il tifoso gode davvero.

Per vincere ci vogliono i campioni, quelli che danno del tu al pallone, ma se ci fossero solo loro, la palla chi la prenderebbe? Un giorno l’Avvocato chiese a Platini: ”Lei fuma?”, l’artista francese rispose: ”Sì, ma l’importante è che non fumi Bonini, Avvocato”. Già, Massimo Bonini aveva venti polmoni e gli servivano tutti per rincorrere gli avversari che Michel non rincorreva. Sulla panchina della Juve siede un ex-giocatore, il Capitano della Juventus di Lippi. Quell’Antonio Conte che non era certo un fenomeno, quell’Antonio Conte che, a detta di Gattuso, non certo un agnellino, era ”un gatto attaccato ai c….ni”.

Chi non ha mai sfasciato gli arredi del proprio appartamento vedendo un tiraccio o un cross sbilenco di Di Livio o di Birindelli? Poi al gol di Pippo Inzaghi o di sua maestà David Trezeguet tutti in piedi… già, trenta secondi prima, però, proprio uno di quei due che aveva maldestramente cercato gloria personale, ha sradicato la palla dai piedi dell’avversario lanciato a rete. Quando ci si accorge del gregario? Quando succede l’evento straordinario, che non è l’aver recuperato palla, quella è ordinaria amministrazione, ma quando al 92′ sbuca quatto quatto e ti porta in cielo.

 

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Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne alla Federico II. Appassionato di videogiochi, calcio, cinema e letteratura. Crede che il giornalismo non sia solo ricerca della verità, ma anche sapiente uso di ironia e sarcasmo.

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