C’è una bella storia a Scampia. Una storia di quelle da raccontare a testa alta. Una storia di normalità. Di quella normalità che dovrebbe essere e che non dovrebbe stupire. Ma che, forse stupisce, perchè proviene da un territorio troppo spesso accostato solo a Gomorra. A raccontarla, a Repubblica, sono gli stessi studenti e professori dell’Istituto tecnico Galileo Ferraris di Scampia. Appunto. Una scuola di eccellenza con un popolo di 1.560 studenti, compreso il corso serale; 220 docenti, quasi tutti esterni al quartiere; 77 classi, e 45 insegnanti di sostegno riusciti perfino nell’impresa di raggiungere “esiti insperati” nella crescita formativa di ragazzi down e autistici. “Nell’ultimo anno sei studenti sono passati dalla Maturità al contratto regolare in 60 giorni. E in particolare, quattro della terza “D” ora lavorano tutti insieme in Magnaghi. Tutto sulle loro gambe, e col nostro entusiasmo”, spiega il preside Alfredo Fiore.
“Aziende e multinazionali sono attentissime ai nostri ragazzi, ci seguono, li formano con noi, vengono qui a fare colloqui, non dicono quasi mai di no a una proposta, a un’idea, a un progetto innovativo. Spesso li assumono a pochi mesi dal diploma”. Lo dice con orgoglio e soddisfazione il preside Fiore. E le sue parole si specchiano in quelle di Francesco Gravante, 19 anni, che alle cinque del pomeriggio esce dal lavoro di montatore in Magnaghi e risponde al telefono: “Certo che devo tanto alla scuola. L’azienda mi chiamò a luglio, ero in Puglia, al mare, dopo l’esame di Stato. Mi dissero: c’è un colloquio. Mio padre non credeva alle sue orecchie, neanche io. Stavo per dire di no. Mio padre mi scosse. Lasciammo ombrellone e tutto. E tornammo alla nostra periferia di Napoli”.
Magnaghi e Tecnam del settore aeronautica, Telecom, Enel. E anche Piaggio, Fiat Agricola, Microsoft. Tutte aziende che, negli anni, hanno cominciato a guardare con attenzione all’Istituto e non se ne sono mai pentite. Eccellenze partenopee in un contesto non facile, ma che vogliono mostrare come quel contesto non sia solo ciò che appare e troppo spesso piace mostrare. C’è anche questo. Come c’è il lavoro della “spina dorsale dell’istituto”, i professori Oreste Iela e Natale Burzzaniti, Antonio Serpe o Gennaro Borgia, che quasi non ci credono: “Davvero in un libro ci indicano come l’istituto tecnico che vanta le migliori offerte di lavoro d’Italia?”.
E così è. Il libro è “La ricreazione è finita”, sottotitolo “Scegliere la scuola, trovare il lavoro” di Roger Abravanel e Luca D’Agnese. In quelle pagine Ivan Iacobucci, della sede Adecco di Napoli, spiega tra l’altro: “Negli ultimi quattro anni ho selezionato 25 diplomati del Galileo Ferraris per i nostri clienti, aziende nazionali e multinazionali, e ho ricevuto feedback entusiastici su di loro. Questi giovani si distinguono non solo per la loro preparazione tecnica, che comunque è buona, ma anche per il loro carattere: affidabile, serio, umile, responsabile. Al punto che, se posso, scelgo sempre un diplomato di quell’istituto”.
“La retorica dello Stato che non c’è, qui resta fuori, dove pure le assenza sono sotto gli occhi di tutti. Ma se gli mostri, e dimostri ogni giorno, che lo Stato siamo noi e dobbiamo mettere impegno, a rispondere di ogni azione, poi ti seguono con naturalezza, sentendosi tutti dalla stessa parte”, ragiona il preside. E quei tutti sono i professori, ma sono anche loro. Gli studenti. Francesco Gravante, Massimo Tafuto, Salvatore Petrazzuolo, Vincenzo Signore, Pasquale Galdiero, Agostino Di Febbraro, Per citarne alcuni i cui occhi brillano tanto. E in quegli occhi si può chiaramente vedere un ottimo futuro. Per un’eccellenza, che diventa normalità e che non stupisce più nessuno.
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