Domenica scorsa un gruppo di giovani turisti ha deciso di trascorrere qualche ora al Museo di Pietrarsa. La loro esperienza purtroppo è stata totalmente negativa.
Tra scritte informative minuscole, treni incellophanati e personale scostante, la vsita si è trasformata in una difficile avventura.
La prima sorpresa dei visitatori del museo di Pietrarsa è stata quella di dover pagare il biglietto, convinti che il sito rientrasse tra quelli che il Mibact rende gratuiti la prima domenica del mese. Il museo, però, appartiene alle Ferrovie dello Stato, quindi è privato.
I giovani visitatori pagano quindi il biglietto di cinque euro, quello senza guida e si apprestano a visitare i famosi treni del museo.
Scoprono però che su ventotto treni antichi, diciassette sono coperti da cellophane. Passato un po’ di tempo impiegato a cercare di leggere le minuscole scritte che spiegano le caratteristiche del primo treno, si avvicina un custode che bruscamente chiede loro se abbiano pagato per ascoltare la guida. In caso contrario non potevano stare lì e non potevano scattare foto.
Dopo aver visitato il primo padiglione, si spostano nel cortile per poi accedere agli altri padiglioni, scattano qualche foto panoramica, ma vengono richiamati dalla sorveglianza.
Solo dopo aver mostrato il loro disappunto e aver protestato vengono raggiunti da un vigilante, che, su ordine della direzione, concede loro di poter scattare foto alle antiche locomotive incellophanate.
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