
di Vincenzo Vacca
Siamo in piena emergenza economica. Si stanno perdendo migliaia di posti di lavoro e anche quella che viene chiamata “l’economia sommersa” è in profonda crisi, facendo precipitare in uno stato di povertà tanti nuclei familiari che riuscivano a sopravvivere grazie a una serie di lavori “a nero”. Per non parlare di tutte le attività lavorative connesse al settore del turismo. Il turismo per il nostro Paese rappresenta una parte centrale della nostra economia ed in Campania, in particolar modo. E non è tutto. Quasi tutte le attività artigianali sono ferme. È sostanzialmente una situazione potenzialmente esplosiva, da un punto di vista sociale. Si pone un concreto problema di tenuta democratica per il nostro Paese. Come la storia ci insegna, una democrazia che non riesce a garantire livelli minimi di vivibilità è in serio pericolo. Si creano autostrade per i demagoghi di turno con la ricetta facile per una presunta, miracolistica fuoriuscita dalla depressione economica. Questo drammatico stato economico ha anche un deleterio effetto di genere.
Infatti, sta ricacciando in un mero ruolo domestico le donne, dovuto anche al fatto che si fa scuola solo “a distanza” e, quindi, si pone il problema per i genitori di conciliare il lavoro, quando non è stato perso, con la presenza in casa per non lasciare soli i figli piccoli. In un dilemma del genere, sono per lo più le donne che sceglieranno di stare a casa.
Quindi, oltre alla perdita del sacrosanto diritto a un lavoro, si stanno mettendo oggettivamente in discussione una serie di conquiste faticosamente acquisite nel corso dei decenni. È indubitabile che le fragilità del sistema Italia che erano presenti prima della crisi aggravano ancora di più la situazione che stiamo vivendo. Come l’ emergenza sanitaria ha dimostrato il plateale fallimento di tutte le teorie economiche neoliberiste per assecondare le quali sono stati tagliati ingenti finanziamenti per il Sistema Sanitario Nazionale, soprattutto in riferimento alla medicina territoriale, anche l’ emergenza economica sta mettendo a nudo una vera e propria impalcatura ideologica per la quale il mercato scevro da qualsiasi condizionamento pubblico può garantire un diffuso benessere.
È stata, infine, nefasta la finanza speculativa che ha originato la finanziarizzazione dell’economia e, a causa della quale, sono aumentate le diseguaglianze sociali. Infatti, una finanza che ha smesso di affiancare le attività economiche ovvero quelle che producevano lavoro vero e che avevano in qualche modo un rapporto con il territorio. Una finanza che è diventata dominante nella struttura economica mondiale.
Insomma, potremmo dire che il re è nudo. Questo deve motivare a promuovere, direi a resuscitare, una politica economica. Una nuova e articolata programmazione industriale e economica. Potremmo approfittare della attuale situazione per utilizzare i finanziamenti europei al fine di attuare finalmente un riassetto idrogeologico del Paese. Costituirebbe, di fatto, un rilancio dell’ economia rispettosa dell’ ambiente che non vada, tra l’ altro, a deturpare il paesaggio e questo rafforzerebbe il rilancio del turismo.
Un turismo che, appena possibile, va incentivato senza pensare, come pure è stato detto in Campania, che possa essere completamente risolutivo degli squilibri economici territoriali del nostro Paese. Ma per avere effetti consistenti diffusi, pur in presenza di una politica economica lungimirante, occorre tempo. Invece, noi abbiamo domande di sopravvivenza che chiedono risposte, qui e ora. Il tempo, come non mai, non è una variabile indipendente. Ci sono vaste sacche di sofferenza a cui bisogna provvedere.
Credo che una risposta possa essere quello che è stato chiamato “reddito universale” ovvero un reddito che faccia da argine, in attesa che si avvii efficacemente la nostra depressa economia, al precipitare in uno stato di definitiva povertà. Occorre garantire una dignità minima alle persone. Dare un segnale vero che ci si sta adoperando da parte delle Istituzioni centrali e locali a dare risposte immediate e certe a una sofferenza diffusa. Per tornare al discorso iniziale, è in gioco la democrazia o, quanto meno, il sistema democratico come lo abbiamo conosciuto fino adesso. Una diffusa disperazione può essere facilmente strumentalizzata per una involuzione autoritaria.
Il Paese legale e il Paese reale devono, in tempi brevissimi, connettersi per rilanciare uno sforzo corale per ricostruire su basi nuove la nostra economia. Per questo è necessario tutto il supporto politico – istituzionale. Occorrono nuove idee, nuovi scenari; rompere le “gabbie” di quegli schemi economici a cui siamo abituati.