Nel novembre del 2019 Maradona pubblicò un video su Instagram in cui si impegnava a diseredare le figlie Dalma e Giannina e a dare tutto in beneficenza
L’eredità calcistica di Diego Armando Maradona, scomparso ieri all’età di sessant’anni, sarà difficile da raccogliere: altrettanto si potrebbe dire di quella finanziaria, secondo quanto riporta la stampa argentina. La squadra degli eredi, in linea di principio, è composta dai cinque figli riconosciuti (alcuni solo dopo l’intervento della magistratura) Dalma, Giannina, Diego Jr., Dieguito Fernando y Jana, ai quali andrebbero aggiunti tre nipoti; ma nel novembre del 2019 lo stesso Maradona pubblicò un video su Instagram in cui si impegnava a diseredare le figlie Dalma e Giannina (colpevoli di aver messo in dubbio il suo stato di salute) e a dare tutto in beneficenza.
Un’iniziativa che provocò una vera e propria crisi familiare, anche perché l’eredità consta di beni e investimenti di grande valore, alcune in Argentina ed altre in diversi Paesi del mondo in cui el Pibe de Oro lavorò come tecnico o giocatore. Successivamente Maradona si riavvicinò alle figlie, ma comunque sia i discendenti diretti hanno diritto ad una legittima fissata a due terzi di tutti i beni – sempre che la magistratura argentina riesca a valutarne esattamente l’entità, un lavoro che si preannuncia tutt’altro che semplice.
Solo in Argentina Maradona possedeva almeno cinque fra proprietà e case, una delle quali ceduta poi alla ex compagna Rocío Oliva (la residenza del Tigre dove è morto era invece affittata), e quattro automobili; nel Dubai – dove ricevette moltissimi regali costosi, che andrebbero valutati uno ad uno – ha lasciato una Rolls Royce del valore di 300mila euro e una Bmw valutata a poco meno della metà.
Spostandosi in Bielorussia – dove ricoprì per qualche tempo la carica di presidente onorario del Dinamo Brest – a Maradona venne regalato un anello di brillanti del valore di 300mila euro e un fuoristrada di lusso in fibra di vetro – in grado di navigare a 8 chilometri orari parcheggiato ancora a Brest. A tutto questo vanno aggiunti alcuni contratti estremamente lucrosi – ad esempio l’azienda di videogiochi Konami – a cui si aggiungono diverse scuole calcio in Cina e altri investimenti sia nella stessa Cina che in Italia.