La favola dello “Sputtanapoli”

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Prendo spunto da una frase che ho sentito spesso negli ultimi giorni dopo la messa in onda della serie TV “I bastardi di Pizzofalcone”: “Napoli non è solo Gomorra”.

Ora credo che magari ai vertici Rai, che hanno trasmesso entrambe le serie, poco importi di questo confronto visto che entrambe le fiction hanno avuto un certo successo di pubblico, ma a me interessa un altro fattore e cioè il costante vittimismo che attanaglia noi napoletani. Napoli non è solo camorra, è vero. Napoli è bellissima, forse davvero la città più bella del mondo, ma come in tutte le cose belle, c’è un però.

Analizziamo questo sputtanapoli, neologismo coniato secondo me dai paladini del lamento costante. Lo sputtanapoli è una banale scusa per non ammettere che, come dice uno dei miei cantanti preferiti, ha perso la città. Mi è capitato durante le feste di Natale di girare un po’ per Napoli e fare due chiacchiere con i turisti: tutti affascinati dalla bellezza straordinaria della nostra città, la maggior parte dispiaciuta dal dover dire che non sarebbe tornata più. Il perché? Molto facile: servizi inesistenti o poco funzionanti, disagi costanti, esposizione a pericoli, abusivi ed ambulanti verso cui le forze dell’ordine fanno poco o nulla.

La cosa però più grave che mi è stata sottolineata e che ho sempre sostenuto è che a noi napoletani tutto ciò sta bene. Siamo troppo abituati a guardare dall’altra parte o fare finta di nulla per paura o ancora peggio perché “se lo fa tizio, allora posso farlo anche io”. Non è vero che nei telegiornali e sui giornali Napoli è sempre vista come la pecora nera e anche se fosse così non è una scusante. Quando postate sui social foto con immondizia nelle altre città, sappiate che dopo due ore quella stessa immondizia è sparita e comunque non giustifica il fatto che possa accadere anche qui come qualsiasi altra cosa possa succedere altrove; quando dite che l’unità d’Italia ha rovinato il Sud che è stato depredato dovreste anche dire cosa avete fatto in quasi 156 anni oltre che lamentarvi per cambiare la storia; quando affermate che le istituzioni ci hanno abbandonato, dovreste ricordare che regole ed educazione appartengono prima a noi e poi allo Stato.

I miei genitori mi hanno insegnato a comportarmi bene, non lo Stato; quando date i soldi ad un parcheggiatore abusivo o gettate una carta a terra o altre nefandezze simili fate del male a Napoli. Noi potremmo avere la città perfetta se lo stesso entusiasmo che mettiamo in una cosa futile come il calcio e nelle discussioni quotidiane (e portate avanti 24 su 24) che ne seguono, lo usassimo per unire le forze ed isolare il marcio che opprime questa città. Sono convinto che ci siano più brave persone rispetto alle mele marce, ma queste ultime spiccano perché senza ostacoli sembrano troppi.

In conclusione, anche se ci sarebbe tanto altro da dire, il vero sputtanapoli è di chi si nasconde dietro al mare, al sole, alla pizza e alla bellezza e non si rende conto che ignorando la realtà uccide una magnificenza straordinaria come Napoli.

 

Pio Russo