Lady in the city
Rubrica di Eliana Iuorio
“La fiera delle ipocrisie (o dell’incoerenza, fate voi)”
Lunedì scorso, cade sotto i colpi della camorra, su un terreno già macchiato di sangue, Pasquale Romano, che con i suoi 30 anni ed un lavoro conquistato con costanza e merito, stava per sposarsi con la sua fidanzata, Rosanna.
Accade a Marianella, quartiere di Napoli a ridosso del più conosciuto Scampia.
C’è una guerra in atto. Una spietata lotta tra giovani camorristi, per il controllo del grande affare della droga e dunque, del territorio.
Pasquale, ragazzo sano e lontano da qualsiasi forma di delinquenza, viene trucidato sotto casa della sua ragazza, mentre, rientrato in auto dopo una visita alla stessa, stava per recarsi alla partita di calcio che come di consueto avrebbe dovuto giocare con i suoi amici, quella sera.
Lunedì 15 ottobre 2012. Pasquale Romano ucciso “per errore”, per una somiglianza con un pusher che abitava nello stesso palazzo della sua ragazza.
Mi sono chiesta cosa avrei potuto dire, a Rosanna, per lenire il suo dolore.
Me lo sono chiesto subito e non sono riuscita a dare una risposta.
Pasquale è l’ennesima vittima innocente di camorra, a soli tre mesi dall’omicidio di Andrea Nollino, sul territorio a nord di Napoli.
Una situazione drammatica, allarmante, insostenibile. Lo sanno bene gli uomini e le donne del coordinamento campano dei familiari delle vittime di criminalità, che subito dopo l’accaduto, si sono stretti come solo una grande famiglia può fare, intorno ai genitori di Pasquale (“Lino”, per tutti) ed a Rosanna. La fiaccolata, in una Marianella a saracinesche abbassate e finestre chiuse, è stato un vero e proprio grido unanime, per chiedere attenzione e sgretolare quel muro di omertà che da sempre avvolge le azioni mafiose.
Sono stata ai funerali, ieri.
Una folla di gente composta, ha salutato Lino battendo le mani così forte da ritrovarle livide. Ho visto striscioni, ho sentito gridare più volte: “Giustizia!” fino a provarne un brivido.. e non ho sentito pronunciare la parola camorra, dal celebrante l’omelia, in una Chiesa di S. Biagio gremita, davanti a parenti, amici, istituzioni.
Strano. Il celebrante era un uomo che pare si sia distinto per la sua forza comunicativa, per il suo impegno sociale: monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa.
Strano che un uomo di tal fatta, si sia comportato come il peggior don Abbondio della storia, addirittura mostrando un’incoerenza che varrebbe intero, il detto “predicare bene e razzolare male“.
A ciò aggiungasi le lacrime del ministro Cancellieri, donna che gode di tutta la mia stima ed ammirazione, ma che dovrebbe spiegare al capo della polizia Manganelli che sarebbe più opportuno chiedere alle forze dell’ordine territoriali, dove si nascondono i giovanissimi latitanti, piuttosto che perdere tempo a pubblicarne e diffondere le foto, a mo’ di “wanted“, al fine di ottenere denunce da parte dei cittadini.
Non ci vuole certo la sfera di cristallo, per comprendere come questi criminali, primo fra tutti Marco Di Lauro (con un ergastolo sulla testa – in primo grado – per l’omicidio di Attilio Romanò, altro ragazzo innocente ucciso “per errore”), si trovino tutti a casa propria, a contare il denaro ricavato dalle attività criminose portate a termine dalla sua manovalanza di giovanissimi, mandati a morire e ad uccidere con lo stesso scrupolo di chi può decidere di ammazzare una zanzara che ti tormenta in una notte d’estate.
Non possono muoversi dai loro territori; devono controllarli e impartire ordini.
Il capo della polizia Manganelli, piuttosto che pensare alla delazione dei cittadini, faccia fare un corso accellerato ai suoi poliziotti insieme ai cani da fiuto, o meglio, provveda a pagare loro il conto dell’oculista, che domani potrebbero guardare meglio intorno a sè e chissà… magari sorprenderci e riconoscerli, trovarli e spedirli in carcere (parola d’ordine: fine pena mai).
In caso contrario, si potrebbe sempre chiedere ancora l’intervento di un ex capo della squadra mobile imputato di favoreggiamento (nei confronti del clan Lo Russo), concussione e divulgazione di atti d’ufficio.
Un uomo per tutte le stagioni: utilissimo, a scovare latitanti. Ne sa qualcosa Michele Zagaria.