
Si parla molto nelle metropoli europee di generatività urbana e sociale, ovvero di quella forma di rigenerazione che non si limita alla semplice riqualificazione fisica di spazi pubblici o edifici, ma promuove la creazione di nuovi legami sociali, economici e culturali tra i diversi attori urbani proprio nella definizione del proprio ambiente e nella progettazione della città.
In quanto processo di partecipazione e sviluppo che nasce dal basso – dove le comunità locali, i cittadini e le organizzazioni non profit diventano non solo fruitori ma protagonisti attivi della rigenerazione dei quartieri, della creazione di nuovi spazi di socialità e della valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale – la generatività può trovare espressioni significative in specifici contesti urbani.
A Napoli ad esempio, essendo intrinsecamente legato alle caratteristiche storiche e sociali di una città che ha sempre vissuto una forte identità di comunità, resilienza e creatività – ma che pure oggi si confronta con sfide legate alla povertà, alla disuguaglianza e alla pressione urbanistica – è un concetto che si lega a diverse dinamiche di trasformazione e innovazione che in questo periodo storico stanno prendendo vita direttamente dal tessuto sociale e urbano della città, che cerca di ridefinire e riprogettare il proprio ambiente e il proprio tessuto urbano.
Napoli infatti, con la sua storia di urbanizzazione spontanea, di un tessuto connettivo – soprattutto nella parte più antica – fatto di vicoli, piazze e quartieri densi di relazioni sociali, è il terreno fertile ideale per esprimere forme di generatività urbana e sociale che partono proprio dai cittadini.
A Napoli alcuni progetti hanno visto emblematicamente la nascita di nuove modalità di intervento urbano proprio grazie all’incontro tra iniziative private e pubbliche, e all’impegno dei cittadini, come un’opportunità per creare spazi che promuovano l’inclusione sociale, la creatività e l’innovazione.
Il “Rione Sanità” è uno dei quartieri simbolo di questa trasformazione. Il progetto di rigenerazione avviato da realtà locali come il Comune di Napoli, il Centro Studi S. Maria della Sanità, e varie associazioni culturali, ha puntato sul recupero del patrimonio architettonico, ma anche sulla promozione di iniziative sociali che favoriscono l’aggregazione e il miglioramento della qualità della vita. Il recupero di piazze e spazi pubblici, l’organizzazione di eventi culturali e attività artistiche hanno contribuito a creare una comunità più coesa e partecipativa.
Il Parco dei Quartieri Spagnoli è un altro esempio di generatività urbana: nato dalla volontà di associazioni locali di riqualificare un’area densamente popolata ma marginalizzata, attraverso progetti culturali, sportivi e di educazione ambientale, ha favorito la valorizzazione delle tradizioni e il coinvolgimento diretto dei residenti.
Come anche i giardini condivisi stanno diventando una realtà partenopea sempre più diffusa: hanno visto cittadini impegnati a coltivare insieme orti urbani, partecipando attivamente nella cura del verde e degli spazi comuni, creando così spazi migliorativi della qualità dell’ambiente e incentivanti la solidarietà e l’autosufficienza alimentare tra i cittadini.
Ciò nonostante la generatività urbana a Napoli non è esente da difficoltà. Tra le principali sfide ci sono la mancanza di risorse e di sostegno istituzionale per finanziare progetti a lungo termine, e il fenomeno della gentrificazione che rischia di mettere a repentaglio l’inclusività di alcuni interventi in zone – si riqualificate – ma troppo costose per i residenti storici.
Inoltre – sebbene molte iniziative abbiano visto una grande mobilitazione popolare – la frammentazione sociale e la disuguaglianza economica fanno si che non tutte le aree della città abbiano le stesse opportunità di essere coinvolte: un nodo critico alla diffusione di queste pratiche partecipative a tutti i livelli.
Il futuro della generatività urbana a Napoli dipenderà dalla capacità di fare sistema, di sviluppare partnership tra cittadini, istituzioni, enti privati e associazioni. La città ha in realtà tutte le carte in regola per diventare un modello di sostenibilità urbana e di innovazione sociale, grazie alla sua storia di resilienza e al suo patrimonio culturale e umano.
La sfida è quella di continuare a valorizzare la partecipazione attiva dei cittadini, di rendere il processo di trasformazione inclusivo e capace di affrontare le disuguaglianze sociali, garantendo così una rigenerazione che non solo sia fisica, ma che porti con sé una vera trasformazione sociale.