Attualità

La mia Moda ha sette vite

La talentuosa creativa Lorena Farina si racconta a #terradarte presentando il suo brand di moda all’insegna della sostenibilità.

Dal “lower east side” di Manhattan -New York City – fino al centro storico di Napoli: lo stile vintage incuriosisce ed attrae sempre più persone, negli ultimi tempi. Che ci sia di mezzo la nostalgia per il tempo che fu, o semplicemente un gusto, una sensibilità che fa a cazzotti con le nuovissime proposte della moda,il settore “tira” e ne ricava introiti. “Vintage” che fa bene al pianeta e che passa per il web delle app e dei siti specializzati nella vendita di prodotti usati e particolari. Ho incontrato per voi una iGen creativa ed intelligente, appassionata di moda, arte e musica dall’età di 7 anni, che rubava le riviste di moda a casa della zia e spingeva la madre verso i mercatini campani più caratteristici, dove divertirsi a scovare tesori nascosti tra le cd. “pezze americane”.I suoi studi di grafica e comunicazione, sono la base sulla quale ha costruito, insieme alla sorella, un brand accattivante, glam, ispirato alla pop art: “Sette Vite Design”. Lorena Farina è una giovane donna fiera di sé, che punta a realizzare i propri sogni con la determinazione tipica di questa generazione: esempio per tutte e tutti noi della GenX, troppo spesso cinici e disfattisti.La troviamo su Vinted ed Instagram, ai profili settevitedesign e settevitedesignvintagee qui, in esclusiva per #terradarte su RoadTv Italia, per questa intervista.

Il vintage è un modo d’essere: cosa rappresenta per te?
Più che amante del vintage sono un’amante dell’usato (ride, ndr), penso che nei mercatini ed in posti simili si possano trovare pezzi unici, cose particolari e non dozzinali.Il vintage è certamente parte di questo e mi sento certamente rappresentata da questo stile.Spesso mi chiedo il motivo per cui molte di noi sono attratte da questo stile; se per una sorta di nostalgia, che circonda questi oggetti e vestiti, o perché quei tempi erano davvero pregni d’arte e quindi anche la moda ne rispecchiava l’essenza. Personalmente, ritengo che oggi ci siano due gruppi distinti: grandi brand da passerella, rivolti soprattutto alle persone con una solidità finanziaria notevole e la moda della gente comune.Credo che con l’avvento della fast fashion, poi, anche la qualità si sia persa nel tempo ma questo è dato dalla situazione economica generale: il lavoro, quando non a nero e privo di garanzie, finisce per essere sottopagato ed ovviamente anche acquistare un capo significa spendere il meno possibile, quando si ha l’esigenza di aggiornare spesso l’armadio.

Lorena Farina

Hai creato un marchio, “SetteViteDesign” ed una collezione di borse colorate e divertenti d’ispirazione pop; dicci di più!
Sì, la mia gioia! Nel 2015, insieme a mia sorella, abbiamo dato vita al brand “settevitedesign”; pensa che io e lei siamo super amanti degli animali, ma soprattutto dei gatti, da cui il nostro marchio prende il nome, per la questione delle 7 vite.Le donne, come i gatti,penso davvero che abbiano più vite: sanno sempre rialzarsi ad ogni “sconfitta”(se cosi le vogliamo chiamare) ed è proprio questa, la filosofia che c’è dietro questo nome. Più vite inteso anche come più vita che dobbiamo concedere alle cose e non farne un continuo “usa e getta”; io, poi, sono assolutamente  fissata con questa cosa… Rabbrividisco, ad esempio, davanti alle posate di plastica!
Abbiamo dato vita alla prima collezione di borse, molto pratiche,con un sistema innovativo da noi inventato per cercare di avere tutto in ordine al loro interno. Si, sono molto colorate e di ispirazione alla pop art, io sono una grande estimatrice di Andy Warhol e le stampe presenti sulle borse rappresentano l’estrema deriva consumistica del nostro tempo,ma pur essendo uno spunto alla riflessione, queste borse sono avvolte da un alone di spensieratezza, dal colore intenso che “alleggerisce”;abbiamo cercato di dar rilievo al fatto che oggi gli oggetti stanno sostituendo troppe cose importanti. Credo che ognuno, poi,possa ricavare da queste stampe la propria visione.

Quanto è importante, la sostenibilità, nella Moda
È fondamentale: oggi esiste tutto e troppo. Si cerca sempre il nuovo, si cercano cose perfette, la moda ci presenta nuove collezioni in continuazione. Penso che si possa mettere tutto in stand by e cominciare a viverci quello che abbiamo senza desiderare di più.
Nel deserto di Atacama, in Cile, c’è una vera e propria discarica di vestiti invenduti e scartati, ammassati lì a trasformare persino il profilo del deserto, diventato territorio di dune artificiali (invito tutti a seguire il profilo instagram ecofibrachile, per questo). Questa cosa dovrebbe farci riflettere, e molto. Altro che “fast fashion” (che può portare anche a questo): è così bello vestirsi con abiti originali,rielaborando il proprio armadio, o acquistando vintage; in questo modo puoi esprimerti davvero con unicità!
E’ chiaro, però, che il discorso non possa essere circoscritto a questo, perché la moda è comunque un settore produttivo ed importante, ma penso che possa esserci una soluzione al problema. Dobbiamo essere noi per primi, a modificare le nostre abitudini e cominciare ad apprezzare modi nuovi di pensare. Il cambiamento deve essere nella mentalità, nella filosofia di pensiero. Usato (o vintage se preferite), non significa necessariamente brutto!

Stile e personalità: spesso si acquista per copiare il look di altre ed altri, spesso influencers, senza minimamente impegnarsi, per rendere un outfit originale. Tu cosa ne pensi?

Questa è una domanda interessante ed è un fenomeno che mi affascina e che spesso studio; da studentessa di comunicazione leggo libri di sociologia, che affrontano questo tema.

Posso dirti il mio pensiero, ma comunque è un argomento che richiede molta conoscenza in merito.Noi tutti creiamo in base a ciò che vediamo ed alle nostre esperienze;è chiaro che anche nell’ideazione di uno stile ci si ispira ad altro, ad altri.

Questa cosa è bellissima:alla base di ogni stile c’è una storia fatta di gusto, ma anche di valori, ideali e tanto altro. La moda punk, ad esempio, nacque tra la gente comune e fu poi Vivienne Westwood, tra le prime a farne manifesto delle sue creazioni.

Personalmente, sono da sempre piuttosto contrariata rispetto al fenomeno influencers, nonostante comprenda benissimo che loro abbiano un ruolo importante al giorno d’oggi.

Sono più dell’idea che un’attrice, un artista e tante altre figure del mondodello spettacolo possano essere “influenti” ed ispirarti, ma so benissimo che oggi vado controcorrente.

Le influencers hanno molto potere, ma personalmente mi sento influenzata più dal carisma di una persona, dalla sua arte, emi interrogo spesso sul motivo reale per il quale le influencers riescono ad avere tanta visibilità, tra alcune persone. In realtà, forse mi interrogo più su chi le segue!

Penso, però, che la situazione cambierà e forse già ci siamo incamminati; penso agli interpreti delle serie tv, con i loro personaggi, come “Euphoria”; molti si riferiscono a loro e sono dell’idea che le nuove “mode” saranno presto dettate dal piccolo schermo.

Ognuno di noi, poi, ha certamente un suo stile, anche la persona che sembra non importarsene ha già un’idea del suo stile ed è questa la cosa più importante, anche per lo sviluppo del proprio carattere e la propria personalità.

New York, Londra e da poco Milano: il prêt-à-porter ci racconta chi siamo diventate e diventati, dopo la pandemia. Quali, gli stilisti che ti hanno ispirata maggiormente durante queste fashion weeks, in attesa della conclusione di quella parigina?
Parto subito con il dire che amo Prada e soprattutto la linea Miu Miu; altro brand che adoro è Blumarine, che mi è sempre stra-piaciuto e che finalmente, dopo anni, si sta riprendendo alla grande (penso alla collezione ispirata alle farfalle, dello scorso anno: bellissima!); è un brand che mi rispecchia molto, e per lo stile, e per i colori tutti sui toni pastello: è sempre molto giovanile ed allegra, insomma… uno stile unico!
Purtroppo non ho seguito moltissimo questa fashion week,ma comunque è molto chiaro che già da tempo si sta ritornando al gusto ed alla ispirazione retrò; Gucci, con Alessandro Michele, ne è l’esempio plateale.

Non so se in questo periodo storico abbiamo una nostra idea di moda, o magari, essendone immersi non ce ne accorgiamo; non so se siamo in un periodo di carenza di idee e per questo rispolveriamo il passato. Magari è la nostalgia, magari è il post Covid. Forse l’emersione di un bisogno, di quel qualcosa che ci manca, del coraggio di andare avanti. Sta di fatto che mi piace, questo ritorno al passato!
Riflettendo ancora su Prada (è tra i pochi che ho seguito), anche durante questa fashion week milanese non si è smentito: amo il fatto di mixare stili diversi (penso all’abbinamento canottiera – gonna elegante ricamata indossato da Kaia Gerber all’apertura della sfilata). L’ho trovato magnifico, un “manifesto”: questa è sperimentazione, portare cose nuove senza strafare, andare contro le regole imposte dal “dress code”, per creare un nuovo look che è anche un nuovo modo di pensare.

A conclusione dell’ultimo Festival di Sanremo, un giornalista ha avuto a bacchettare Emma Marrone, per la sua mise durante la finale; lei, bellissima in total look Gucci, indossava un abito nero da sogno con ampio spacco e calze a rete, mostrando due gambe meravigliose, definite però “importanti” da questo giornalista. A sentir lui, chi ha quella fisicità, non potrebbe “permettersi” abiti del genere. Quanto pericoloso è il body shaming (giudicare la forma del corpo di una persona) e quanto è importante lanciare messaggi diversi, soprattutto quando si parla di Moda
Assurdo che ancora oggi esista questo, penso che chi critica in questo modo è perché non ha né sensibilità, né educazione.Ho saputo della notizia, mi è piaciuto molto l’outfit di Emma, lo sai, Gucci mi piace molto. Ho letto anche la reazione della Marrone e penso che no, nemmeno nel medioevo avrebbero potuto fare un commento del genere, perché stava benissimo. E poi la storia delle calze a rete che sono volgari… ma basta, sono bellissime, stanno bene con tutto, sono sensuali e danno un effetto diverso ad ogni look, spesso le indosso con un abbigliamento elegante per creare contrasto.
Della vicenda penso che il giornalista, probabilmente, avrà parlato a sproposito proprio per accendere i riflettori su di sé; in ogni caso dovremmo cercare di dare a questi autori di body shaming meno rilievo e spazio sui media, come sui social. Ricordi il caso della modella Armine Harutyunyan? Tanti brand – spesso con intenzioni del tutto lontane dal porre l’accento sul fenomeno body shaming – hanno portato modelle “particolari” in passerella, o davanti ai fotografi per un servizio; chissà perché, poi, dopo i cinque minuti di tributo sotto i riflettori (anche dei social) e la stigmatizzazione di qualsiasi commento velenoso, è tutto finito nel buio. Condannare qualsiasi atto di bullismo e violenza è assolutamente giusto. Dal canto mio, voglio offrirvi un esempio che mi torna spesso alla mente, di fronte ad attacchi meschini di persone meschine (contro la fisicità di una persona, come all’etnia, alla religione, al gusto sessuale): il caso del calciatore Dani Alves,a cui furono rivolti cori razzisti. Uno spettatore dagli spalti gli lanciò una banana: lui la raccolse, la mangiò e continuò a giocare.È importante avere e coltivare la nostra autostima; il resto, i commenti al vetriolo, ricordiamoci che sono pronunciati da persone frustrate,solo da commiserare.

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Eliana Iuorio

"Barocca", nello stile e dannatamente "Contemporanea", nella logica. Totalmente travolta dalla Bellezza di Madre Terra e da tutte le forme d'Arte e Cultura. Avvocato, per professione e blogger, per passione.

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