In “La normalità è sopravvalutata” l’autrice parla della sua vita familiare, senza veli e senza falsità: racconta le difficoltà, i dolori dell’anima e del corpo che affliggono i componenti della sua famiglia come quelli delle altre con un disabile.
Dopo aver collaborato a varie antologie di prestigio e partecipato a concorsi letterari che l’hanno vista finalista, nel 2016 Katiuscia Girolametti ha pubblicato il suo primo libro: “Firmato tua F”, edito dalla Casa Editrice Kimerik, un romanzo in versi contro la violenza psicologica sulle donne. L’anno successivo ha pubblicato “Coraggiosamente Fragili”, una raccolta poetica frutto di una preziosa collaborazione con l’AIRC ((Associazione italiana ricerca cancro). La sua attività di scrittrice è proseguita poi con un genere del tutto diverso nel 2018, quando ha pubblicato “N. 5 non è né un profumo né un mambo”, una serie di racconti tragicomici ed autobiografici che affrontano in modo sincero, a volte ironico ed altre dolorante ed arrabbiato ma comunque con atteggiamento resiliente, il tema delle difficoltà che una famiglia con un membro disabile deve affrontare quotidianamente e di quanto sia poco aiutata dal contesto sociale. Katiuscia riesce così a sensibilizzare molti lettori infatti, in poche settimane dalla sua uscita, il libro raggiunge il primo posto nelle classifiche Ibs. Praticamente, rispondendo ad interviste pubblicate su vari giornali e riviste italiani come Starbene, Donna Moderna, il Messaggero e partecipando a molti programmi radiofonici, diventa la portavoce della disabilità.
Purtroppo la pandemia da Covid-19 ha interrotto questo percorso che si spera possa riprendere con pari risultati con l‘ultima pubblicazione: La normalità è sopravvalutata (Casa Editrice Kimerik).
Anche in questo libro l’autrice parla della sua vita familiare, senza veli e senza falsità: racconta le difficoltà, i dolori dell’anima e del corpo che affliggono i componenti della sua famiglia come quelli delle altre con un disabile. Racconta con dignità e senza piagnistei il senso di solitudine rispetto al contesto sociale ma la cosa più importante è che riesce a far conoscere al lettore anche ciò che di bello offrono certe situazioni, una bellezza che se non ci si avvicina a certe realtà sembra impossibile esservi: la forza dell’amore, della speranza, della voglia di andare oltre ogni impedimento, una forza che scaturisce da un Progetto Superiore a cui si è stati destinati o semplicemente dall’amorevole condivisione familiare. Katiuscia ha tre figli di cui l’ultimo è nato in piena pandemia, il primo è autistico e non cammina ed il secondo ha solo un anno in meno ed è proprio lui, Manuel, al quale ha dedicato il libro, a spiegare quanto sia relativo il concetto di normalità. Per Manuel la normalità è aspettare, con la certezza fiduciosa che hanno solo i bambini, che il fratello inizi a parlare ed a camminare; è sicuro che, perché il fratello si accolto in modo adeguato dal mondo extra familiare, sia sufficiente che la mamma spieghi a tutti il suo modo di essere … in realtà non sa che la cosa più difficile è far comprendere agli adulti che basterebbe conservare la purezza dello spirito infantile. Nel mondo dei bambini non c’è una normalità standardizzata ma quella del singolo: ognuno ha la propria e tutte dovrebbero essere accomunate dal rispetto e dall’aiuto reciproco in modo da poter vivere nel modo più dignitoso e indolore.
La missione di Katiuscia riprende e chi leggerà il suo libro non potrà restare insensibile al compito di affiancarla nella costruzione di una nuova forma mentis nei confronti della disabilità che, come dimostra il suo secondogenito, dovrebbe e potrebbe facilmente essere “la normalità” per tutti!