Ieri è stata davvero una giornata triste per me; non solo per il funerale di Pino, che ci ha lasciati, ma che in realtà rimane con noi come e più di prima: ero e sono molto amareggiato da tanto livore e pregiudizio nei confronti di noi napoletani. Ma non certo per personaggi coreografici e macchiettistici come Selvaggia Lucarelli, soubrette in cerca di pubblicità, Sara Tommasi e i tanti anonimi che hanno inneggiato alla morte di Pino Daniele, aggiornando gioiosamente la loro lugubre contabilità: “un coleroso in meno“. Queste persone per bene ed educate, che non sono sguaiati come noi napoletani puzzolenti e incivili hanno con grande signorilità preferito intonare i soliti cori e slogan contro Napoli, anziché unirsi a noi che cantavamo commossi e dignitosi”Terra mia” e “Napule è” a Piazza Plebiscito, nelle metropolitane, per le strade della città.
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La nostra risposta a Matteo Salvini, Gad Lerner, Michele Serra
Mi ha invece colpito la vicenda di Salvini; era uscita quella pagina Facebook in cui Salvini diceva che “Daniele e Troisi erano il peggio dell’Italia”; noi avevamo immediatamente pubblicato uno sdegnato articolo di commento, ma poi la pagina si è rivelata un fake, e quindi noi abbiamo prontamente provveduto a specificarlo, anche su richiesta dello staff del politico padano.
Ma qualcosa di vero, nel fatto che a Matteo Salvini non piacesse Pino Daniele, c’era: e il segretario della Lega non ha mancato di specificarlo (era davvero necessario farlo?), seppure in toni più pacati e “civili” di quanto si era pensato all’inizio.
Un consiglio per la salute di Salvini: “magnat’ ‘n emozione”
Oggi a Salvini però diciamo: come mai se escono dei fake sul Suo conto, la gente ci crede? Come mai appena esce una Sua dichiarazione contro i meridionali e i napoletani, anche se non vera, la gente immediatamente ci crede e, a seconda dei casi, la riprende e la fa sua, oppure ne prende atto come l’ennesima boutade di un furbacchione acchiappa voti? Se pubblicassero un post in cui un qualsiasi altro politico o personaggio pubblico dicesse peste e corna di noi napoletani, immediatamente si scoprirebbe che si tratta di uno scherzo… Perché con Lei no? Non sarà che a furia di cantare i cori sui napoletani colerosi e poi dire che si trattava di un gioco, a furia di fare un comizio la sera nel bergamasco ad aizzare i partecipanti contro i meridionali fannulloni e parassiti e la mattina dopo inventarsi mille scuse e “contestualizzazioni” per smentire, un po’ la gente comincia ad associarLa all’odio, al livore, al razzismo in ultima analisi, di cui Lei vuole prendersi il dividendo in termini di voti e consenso, ma di cui non hai il coraggio di prendersene anche la parte peggiore? In tanti anni non Le ho mai sentito pronunciare una parola “a favore” di qualcuno: sempre contro: contro i napoletani, contro i meridionali, contro i rom, contro gli immigrati, contro gli islamici, contro gli ebrei, contro gli omosessuali, contro i trans, contro l’Europa, contro Roma e i romani. Quanti nemici ancora dovrà trovare per guadagnare altri voti? A Napoli noi diciamo: “magnat’ ‘n emozione”. Glielo auguriamo di cuore, si lasci andare a emozioni positive, di solidarietà e di vicinanza, gli studiosi hanno detto che chi fa del bene è più felice e vive di più, quindi glielo diciamo prima di tutto per la Sua salute: basta odio e livore: love, love, love.
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Una riflessione da sottoporre a Gad Lerner
Poi volevo, molto umilmente, rivolgermi anche ad un mostro sacro del nostro giornalismo, un maestro come Gad Lerner. Del suo twitter abbiamo già scritto. Volevo solo aggiungere una cosa: “una certa napoletanità” è l’espressione che ha usato il Direttore Lerner, con intento evidentemente sprezzante e offensivo a proposito del nostro modo di reagire alla morte di Pino Daniele. Ora Direttore io Le chiedo: se qualcuno dicesse: “una certa ebraicità”, non sarebbe – giustamente – accusato di anti-semitismo? Le parole, Lei ci insegna, hanno un peso, possono essere dei macigni, soprattutto se pronunciate da persone che hanno cultura, carisma e prestigio come Lei. Parlare di “napoletanità” nel modo in cui lo ha fatto Lei, è come dire che gli ebrei sono tutti avari e usurai, è la stessa facile e terribile mistificazione. Stia attento la prossima volta che Le viene la pulsione da post su Twitter!
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Un’accorata domanda a Michele Serra
Infine due parole anche a Michele Serra: Quoque tu, Michele, mi viene da dire… Sono sempre stato un tuo cultore (scusami, con te mi permetto di darti del tu): per me leggere l’Amaca o la tua rubrica sul Venerdì di Repubblica non è semplicemente un “must”, direi che è uno dei pochi piaceri che mi concedo nella vita. Leggere anche te, sulla tua rubrica, che inviti noi napoletani al silenzio, a non essere sguaiati, è stato davvero troppo. Un colpo al cuore. Proprio tu, da sempre allergico ai luoghi comuni e alle banalizzazioni, cedi senza opporre resistenza al pregiudizio dei napoletani chiassosi, cafoni e sguaiati? Ma da quanto tempo non vieni a Napoli? Perché non sei venuto ieri a Piazza Plebiscito, al funerale di Pino: non squillava un cellulare, non volava una mosca, nessun atto fuori posto: solo dolore, dignità e compostezza. Napoli, caro Michele, è questa. E’ passione, è amore, è fratellanza. Certo, c’è anche il degrado, la camorra e la cafonaggine, ma Napule è mille culure, e l’animo dei napoletani, come diceva Pino, è “Nero a metà”. Ma non ci sembra che in altre parti d’Italia siano tutti candidi come le colombe.