Ieri è stata davvero una giornata triste per me; non solo per il funerale di Pino, che ci ha lasciati, ma che in realtà rimane con noi come e più di prima: ero e sono molto amareggiato da tanto livore e pregiudizio nei confronti di noi napoletani. Ma non certo per personaggi coreografici e macchiettistici come Selvaggia Lucarelli, soubrette in cerca di pubblicità, Sara Tommasi e i tanti anonimi che hanno inneggiato alla morte di Pino Daniele, aggiornando gioiosamente la loro lugubre contabilità: “un coleroso in meno“. Queste persone per bene ed educate, che non sono sguaiati come noi napoletani puzzolenti e incivili hanno con grande signorilità preferito intonare i soliti cori e slogan contro Napoli, anziché unirsi a noi che cantavamo commossi e dignitosi”Terra mia” e “Napule è” a Piazza Plebiscito, nelle metropolitane, per le strade della città.
Mi ha invece colpito la vicenda di Salvini; era uscita quella pagina Facebook in cui Salvini diceva che “Daniele e Troisi erano il peggio dell’Italia”; noi avevamo immediatamente pubblicato uno sdegnato articolo di commento, ma poi la pagina si è rivelata un fake, e quindi noi abbiamo prontamente provveduto a specificarlo, anche su richiesta dello staff del politico padano.
Ma qualcosa di vero, nel fatto che a Matteo Salvini non piacesse Pino Daniele, c’era: e il segretario della Lega non ha mancato di specificarlo (era davvero necessario farlo?), seppure in toni più pacati e “civili” di quanto si era pensato all’inizio.
Oggi a Salvini però diciamo: come mai se escono dei fake sul Suo conto, la gente ci crede? Come mai appena esce una Sua dichiarazione contro i meridionali e i napoletani, anche se non vera, la gente immediatamente ci crede e, a seconda dei casi, la riprende e la fa sua, oppure ne prende atto come l’ennesima boutade di un furbacchione acchiappa voti? Se pubblicassero un post in cui un qualsiasi altro politico o personaggio pubblico dicesse peste e corna di noi napoletani, immediatamente si scoprirebbe che si tratta di uno scherzo… Perché con Lei no? Non sarà che a furia di cantare i cori sui napoletani colerosi e poi dire che si trattava di un gioco, a furia di fare un comizio la sera nel bergamasco ad aizzare i partecipanti contro i meridionali fannulloni e parassiti e la mattina dopo inventarsi mille scuse e “contestualizzazioni” per smentire, un po’ la gente comincia ad associarLa all’odio, al livore, al razzismo in ultima analisi, di cui Lei vuole prendersi il dividendo in termini di voti e consenso, ma di cui non hai il coraggio di prendersene anche la parte peggiore? In tanti anni non Le ho mai sentito pronunciare una parola “a favore” di qualcuno: sempre contro: contro i napoletani, contro i meridionali, contro i rom, contro gli immigrati, contro gli islamici, contro gli ebrei, contro gli omosessuali, contro i trans, contro l’Europa, contro Roma e i romani. Quanti nemici ancora dovrà trovare per guadagnare altri voti? A Napoli noi diciamo: “magnat’ ‘n emozione”. Glielo auguriamo di cuore, si lasci andare a emozioni positive, di solidarietà e di vicinanza, gli studiosi hanno detto che chi fa del bene è più felice e vive di più, quindi glielo diciamo prima di tutto per la Sua salute: basta odio e livore: love, love, love.
Poi volevo, molto umilmente, rivolgermi anche ad un mostro sacro del nostro giornalismo, un maestro come Gad Lerner. Del suo twitter abbiamo già scritto. Volevo solo aggiungere una cosa: “una certa napoletanità” è l’espressione che ha usato il Direttore Lerner, con intento evidentemente sprezzante e offensivo a proposito del nostro modo di reagire alla morte di Pino Daniele. Ora Direttore io Le chiedo: se qualcuno dicesse: “una certa ebraicità”, non sarebbe – giustamente – accusato di anti-semitismo? Le parole, Lei ci insegna, hanno un peso, possono essere dei macigni, soprattutto se pronunciate da persone che hanno cultura, carisma e prestigio come Lei. Parlare di “napoletanità” nel modo in cui lo ha fatto Lei, è come dire che gli ebrei sono tutti avari e usurai, è la stessa facile e terribile mistificazione. Stia attento la prossima volta che Le viene la pulsione da post su Twitter!
Infine due parole anche a Michele Serra: Quoque tu, Michele, mi viene da dire… Sono sempre stato un tuo cultore (scusami, con te mi permetto di darti del tu): per me leggere l’Amaca o la tua rubrica sul Venerdì di Repubblica non è semplicemente un “must”, direi che è uno dei pochi piaceri che mi concedo nella vita. Leggere anche te, sulla tua rubrica, che inviti noi napoletani al silenzio, a non essere sguaiati, è stato davvero troppo. Un colpo al cuore. Proprio tu, da sempre allergico ai luoghi comuni e alle banalizzazioni, cedi senza opporre resistenza al pregiudizio dei napoletani chiassosi, cafoni e sguaiati? Ma da quanto tempo non vieni a Napoli? Perché non sei venuto ieri a Piazza Plebiscito, al funerale di Pino: non squillava un cellulare, non volava una mosca, nessun atto fuori posto: solo dolore, dignità e compostezza. Napoli, caro Michele, è questa. E’ passione, è amore, è fratellanza. Certo, c’è anche il degrado, la camorra e la cafonaggine, ma Napule è mille culure, e l’animo dei napoletani, come diceva Pino, è “Nero a metà”. Ma non ci sembra che in altre parti d’Italia siano tutti candidi come le colombe.
This post was published on Gen 8, 2015 15:11
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