La polemica eventi a Piazza Plebiscito pare essere finalmente giunta al termine. La Soprintendenza e il Comune infatti sembrano aver raggiunto questa mattina il tanto atteso accordo: il Direttore Regionale dei Beni Culturali, Giorgio Angelini, e l’Assessore alle politiche urbane del Comune di Napoli, Carmine Piscopo, hanno stabilito che un evento di fama nazionale come la festa dei 50 anni della Nutella può e deve svolgersi in nella Piazza più importante della città. Sarà compito del Comune e della Soprintendenza verificare assieme agli organizzatori che la manifestazione rispetti le normative.
De Magistris – Cozzolino: 1 a 0. La battaglia per la questione concerto si chiude così, ma la guerra tra De Magistris e Cozzolino continua, e si riapre su una nuova polemica: il progetto per il ripristino del Lungomare. Secondo il Sovrintendente ai Beni Architettonici, Giorgio Cozzolino, il lungomare non deve essere pedonalizzato perché è nato carrozzabile. Ma il sindaco non si arrende, e promette di dare ancora battaglia. Così una nuova querelle tra De Magistris e Cozzolino si profila all’orizzonte.
Ma, almeno per adesso, i napoletani possono dirsi soddisfatti? Secondo “Il fatto quotidiano” pare proprio di no. Come si legge in un articolo a firma Tomaso Montanari, concedere una grande Piazza per 50.000 euro è come svendersi: il Comune è in fase di dissesto e caldeggiare un evento simile suona proprio come un atto di prostituzione bella e buona da parte dell’amministrazione comunale. Secondo Montanari il Sindaco dovrebbe ammettere che questa manifestazione commerciale serve solo a rimpinguare le piangenti casse comunali e non sfruttare la carta della “Piazza bene comune”, una bugia a cui ormai, secondo il giornalista, non crede più nessuno.
Certo, le parole di De Magistris potrebbero anche risultare false e già sentite; ma quanti sono in Italia i comuni in dissesto? A questo punto, bisognerebbe accusare tutte le amministrazioni comunali italiane con il bilancio in rosso e che ospitano grandi eventi, di farlo al solo scopo di trarne un guadagno. Ci piace pensare che non sia così; e che l’organizzazione di un evento possa considerarsi ancora frutto di un reale interessamento al bene della città, una scelta fatta e perseguita per un fine di carattere sociale e culturale.
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