La giornalista, promotrice culturale, organizzatrice di eventi e scrittrice ritorna in libreria con un romanzo intenso e vigoroso dal titolo “La rosa Bettina”, in uscita il primo aprile. Una trama corposa, con grandi personaggi e colpi di scena. La protagonista si chiama Eva Palermo, architetto di Roma che decide di lasciare la Capitale per rifugiarsi in un luogo più raccolto, ovvero a Montefiore sul Nera. Qui decide di acquistare una casa dove venti anni prima sono accaduti delitti di cui non sono stati trovati i colpevoli. La vittima è Arturo Pastore, un uomo che aveva l’abitudine di disegnare dei fiori su ogni porta della casa. Una volta preso possesso della casa Eva verrà perseguitata da incubi riguardanti il delitto che la lasceranno stremata. Decide così di indagare per proprio conto. Naturalmente il suo cammino sarà periglioso e aumenterà i dubbi sui fatti accaduti che la donna già si era fatta. E capirà che il suo passato ha a che vedere con tali situazioni.
Ciao Daniela, e grazie per questa bella intervista. Ero alla ricerca di un titolo che facesse parte integrante del libro e rispecchiasse l’insieme di vari elementi come un intreccio di sfumature e significati, parte del tema, e facendo una ricerca sui fiori ho scoperto questa rosa che mi ha donato subito ispirazione. Il titolo è nato prima della stesura del manoscritto e la narrazione gira tutto attorno alla resistenza della rosa Bettina e al suo fascino, oltre alle varie nuance, in maniera simbolica.
Si tratta di un romanzo in cui la psiche sfida il delitto e viceversa in una battaglia che non porta vincitori, ma solo sconfitti, aprendo però le porte a nuovi sentieri sconosciuti. L’idea nasce proprio da lì, dalla mente. Sono affascinata dalle connessioni tra mente e corpo, ma anche attraverso i fatti, un processoa volte inconscio, complesso ed inspiegabile che studio e percepisco con grande interesse. Il mio obiettivo è stato di sintonizzare il cuore con la scrittura e collegarlaalla fantasia per creare una storia leggera ed accattivante che lascia un sapore amarognolo tendente al dolciastro, del retrogusto forte. Nella casa che acquista la protagonista sono i muri a parlare, ma è la mente di Eva poi a creare una connessioneprofonda tra il passato e il presente che collega i fatti.
Si può essere anche banali, importante essere originali, saper far divertire e creare un legame tra il lettore ed i personaggi. Sono loro che fanno il libro e non bisogna mai dimenticarlo. È bene poi preparare uno schema di stesura, anche se poi serve più come linea guida perché quando si scrive è la mente che galoppa liberamente, diventando l’elemento autonomo della scrittura.
Hai detto proprio bene! Donna moderna dalle grandi pulsioni vitali, ed è proprio da quel pulsare che nascono i personaggi, dal pulsare di ognuno, dalle osservazioni e da tutti i stimoli esterni ed interni. Il personaggio non deve essere perfetto, nessuno lo è, anzi, deve avere un difetto, anche più di uno, può risultare perfino odioso, ma avere la sua forte personalità palpabile. Solo così può coinvolgere e non annoiare.
Qui stiamo svelando un po’ troppo, cara Daniela! (scherzo). Arturo Pastore, assassinato anche lui, era un pittore, ma c’è un altro personaggio chiave nel romanzo, un artista, che tra l’altro adoro letteralmente per la sua esplicita schiettezza, soprattutto nel linguaggio, che rende vivo il romanzo. La scrittura è arte, un collegamento creativo di immagini e pulsazioni di cui parlavamo prima. Un processo interiore di creatività che coinvolge più campi e fa stare bene, o almeno meglio.
Merito di Eva Palermo, la protagonista, e non dico di più. Chi leggerà il libro capirà.
In questo caso si potrebbe dire che ci sono due finali, uno non mi sembrava sufficiente. Bisogna chiudere un po’ tutto il cerchio che è stato aperto e non lasciare in sospeso il lettore. Il mio metodo di scrittura si collega al pensiero e al tempo che investo per pensare e scavare nella trama; un processo di meditazione razionale, ma fantasioso, e sicuramente creativo. Scrivere è un’azione, inventare la storia è la parte creativa in cui si vola oltre ogni confine. Non prendo appunti, ma uso la memoria, le sensazioni e le emozioni. Il mio metodo di scrittura è camminare e pensare, confrontarmi, osservare, percepire e approfondire per poi elaborare un pezzetto alla volta e renderlo reale con la tastiera in un determinato orario. Occorre costanza e ritmo, altrimenti si perde il filo e sarebbe un peccato, oltre ad essere uno spreco di energia per dover recuperare poi. Altro metodo di scrittura è leggere, preferibilmente i grandi classici, ma anche libri di ogni genere, per cogliere il ritmo narrativo, lo stile e sviluppare il proprio. E leggere e rileggere quel che si scrive, all’infinito, fino alla nausea, con occhio critico ed esserlo sempre.
Credo che saper perdonare doni libertà. Il logoramento e il rancore uccide ogni forma di benessere interiore e può diventare perfino un problema di salute. Non occorre perdonare fino in fondo, ma saper accettare e avere pace con una determinata situazione rafforza noi stessi e credo sia la cosa migliore da fare, ma bisogna viverla veramente così, sentirla e prenderne atto. Perdonare e perdonarsi non vuol dire dimenticare, è imparare a pensare e vivere meglio la vita che ci è stata donata. Essere consapevoli del mondo che ci circonda e conoscersi aiuta ad accettare la realtà e serve per affrontarla senza impazzire.
In pandemia non è possibile fare presentazioni in presenza, le farai online?
Certamente, anche se preferisco farle in pubblico, ma bisogna adattarsi alla situazione, come stanno facendo tutti con uno sforzo enorme. È una dimensione nuova, ma con la tecnologia dalla nostra parte diventa più facile, se non si perde la connessione…
Grazie Daniela! E un grande in bocca al lupo anche a te per tutte le attività di cui ti occupi e per il tuo nuovo romanzo. Spero di incontrarti in libreria!
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