Il 10 e l’11 aprile ha visto impegnato il Teatro Spazio Libero, salotto culturale nello storico quartiere Chiaia di Napoli, con la messa in scena dello spettacolo La saga dei Vinti, un viaggio nelle vicende di alcuni grandi perdenti della storia e della letteratura teatrale. Un mosaico di quattro quadri recitati sotto forma di monologo, dopo un’accurata ed attenta rivisitazione e adattamento e riduzione per portarli in scena. Novanta minuti coinvolgenti che hanno dato voce a personaggi diversi che hanno catturato a pieno il pubblico.
La regia è stata curata dall’ingegnere ed allievo del famosissimo matematico Renato Cacioppoli, Franco Garcìa, il quale possiede un curriculum artistico di tutto rispetto con un grandi collaborazioni da Tina Pica Luigi de Filippo a Roberto Murolo ed Aldo Giuffrè. Tra i tanti successi interpretati in palcoscenico il recente La Dismissione, la storia di un vecchio operaio calciatore dell’Ilva di bagnoli che dal balcone di casa sua assiste alla demolizione della fabbrica dove ha trascorso tutta la sua vita.
Solo due gli attori impegnati in scena, lo stesso regista Franco Gargìa ed Angela Jannuzzi, il tutto contornato dagli interventi dell’attore dicitore Antonio Giorgio, che da “ingegnere e poeta”, e da sapiente conoscitore della letteratura teatrale con grande sinergia ha saputo accompagnare gli attori in scena.
Dopo i successi a Roma nel teatro Manhattan, si è bissato a Napoli al Teatro Spazio Libero. Qui gli attori hanno spaziato tra quattro quadri divisi in due atti, alternandosi nei personaggi visti e rielaborati, da il “Il tabacco fa male” di Anton Cechov, “La porta chiusa” (Il papiro di Girenfell) rielaborazione di Antonello Colli, “Il soldato di Gaeta” (O’ surdat e Gaeta) poemetto del drammaturgo partenopeo Ferdinando Russo, e “L’eroina della Repubblica Partenopea del 1799” di Delfina Ducci e Antonello Colli.
Uomini e donne presi dalle frustrazioni, perseguitati da donne abbandonate ed intrise di follia amorosa. La figura di un vecchio soldato borbonico ormai rinchiuso in ospizio, preso dai ricordi della sua dolorosa esperienza nella battaglia della resa della fortezza di Gaeta che definì la fine del Regno delle Due Sicilie. È come non citare Eleonora Pimentel Fonseca ed il suo confronto con il sacerdote prima di salire sul patibolo. Un modo di dar voce, o riscatto, ad alcuni tra i grandi perdenti della storia, come della letteratura ma anche della vita stessa.
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