di Luigi Casaretta
L’11 marzo 1985, un giovane (data l’età dei suoi predecessori) burocrate sovietico, divenne segretario del PCUS, Partito Comunista dell’Unione Sovietica; costui era Michail Gorbaciov, un uomo capace di chiudere un’epoca e di generare attraverso la sua politica, i prodromi di un’epoca nuova, seppur travagliata della Russia e degli stati ex sovietici.
Nativo di Privol’noe, piccola città ai margini del Caucaso, laureato in legge all’Università di Mosca e poi laureatosi per corrispondenza in economia agraria,nel 1970,a 39 anni, ha inizio la sua carriera politica con l’elezione a Primo Segretario del Comitato del Partito nel Territorio di Stavropol, nel 1979 entrò nel Politburo, Comitato Centrale del Partito Comunista a Mosca, finché nel 1984 verrà designato da Andropov come suo successore alla guida del PCUS, candidatura sfumata all’ultimo, in favore di Cernenko, il quale in maniera inaspettata, morirà l’anno successivo lasciando finalmente il posto di segretario a Gorbaciov.
Ma l’occasione di un ruolo di primo piano all’interno del PCUS, prima di diventare Segretario, gli darà l’occasione di effettuare viaggi all’estero, di stringere amicizie anche nel blocco occidentale, tali da sviluppare in lui un’autonomia di giudizio e di pensiero che gli daranno la possibilità di realizzare quanto aveva in programma.
Anche oggi, novantenne, seppur indirettamente , fa sapere di essere contrario alla guerra attualmente in corso e di criticare il presidente russo Putin; trentasette anni fece sapere al mondo che trasparenza, e ricostruzione, ovvero glasnost e perestrojka rappresentavano il nuovo paradigma dell’Unione Sovietica, che di fatto,condusse alla sua fine, rivelando tutta la fragilità di un sistema economico e sociale pieno di paradossi e miseria.
Venne addirittura insignito del Nobel per la pace nel 1990, ed apprezzato forse più nel mondo occidentale che negli ex stati comunisti che ad uno ad uno, a partire dalle repubbliche baltiche manifestarono la voglia di non appartenere più all’Unione Sovietica e nemmeno alla nascente Comunità di Stati Indipendenti, fino a spingere alcuni stati, dal cessato Patto di Varsavia, all’orbita NATO.
La situazione attuale, il revanscismo russo, e la difficile realizzazione di percorsi autonomi delle repubbliche ex sovietiche passa per quella politica, per la dissoluzione dell’Unione Sovietica, da sempre caratterizzata dalla pesante direzione di matrice russa.
Il conflitto attuale tra Russia ed Ucraina, ma anche l’enorme vuoto di potere verificatosi nella ex Iugoslavia, o le frizioni ai confini caucasici, tanto per fare degli esempi, sono prodotti di quella scelta coraggiosa che la storia ha saputo giudicare positivamente, ma il cui risvolto può essere rubricato come il pretesto per la ricostruzione di un nuovo impero, che l’attuale presidente russo Putin, non ha nascosto di voler realizzare.
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