“La strada per Agartha”, l’isola che non c’è nel disco di Leo Gassmann

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“La strada per Agartha”, l’isola che non c’è nel disco di Leo Gassmann

Leo Gassmann pubblica il suo primo album dal titolo “La strada per Agartha”, un’isola che non c’è, il cui nome prende spunto dal romanzo di Willis Emerson “Il Dio fumoso”.

Dopo il diciannovesimo posto a Sanremo 23 Leo Gassmann pubblica il suo primo album dal titolo “La strada per Agartha”, un’isola che non c’è, un posto immaginario dove non esiste odio , né guerre, il cui nome prende spunto dal romanzo di Willis Emerson “Il Dio fumoso”, del 1908.

Leo, dopo aver letto il libro, ha capito che era un titolo perfetto per il suo primo cd perché nel libro si racconta di due naufraghi che raccontano di un popolo di giganti che vive di musica e che comunica con la musica. Proprio quello che sta facendo Leo Gassmann in questi anni, combattendo anche con i pregiudizi legati al fatto di essere figlio e nipote d’arte.

La verità è che il giovane Leo ha sempre amato la musica sin da bambino e la conosce benissimo. Tante le collaborazioni in questo lavoro, tra cui quella con Riccardo Zanotti dei pinguini tattici nucleari che ha scritto il brano di Sanremo, quella con Lodo Guenzi de Lo stato sociale che ha scritto con Gassmann “Siamo a metà”, quella con Giovanni Caccamo,
autore del brano “La mia libertà”. La musica del giovane cantautore si ispira ai mostri
sacri Edoardo Bennato e Lucio Dalla. Con l’artista napoletano ha duettato a Sanremo
23 nella serata delle cover con “Capitan Uncino”, ottenendo grande successo.

“La strada per Agartha” è un bel lavoro discografico che non corre dietro alle mode del momento perché alterna pop italiano e indie, con influenze cantautoriali. Una scelta coraggiosa per Leo che ha voglia di crescere e di farsi apprezzare per il suo modo di
vedere la musica, per ciò che piace a lui.

“La Strada per Agartha” è un concept album che sa di crescita perché arriva in un momento importante della vita di Leo, e segna una maturazione e una presa di consapevolezza che si evince dalle influenze sonore e dai testi, molto più ricercati. Sa anche di divertimento perché si avverte solo il desiderio di farsi conoscere, un album che sa di gratitudine per ciò che il cantautore ha ottenuto finora.

Un lavoro impeccabile, dove ogni tassello è al posto giusto, come l’intro del brano che dà il titolo all’album con la voce di Massimo Dapporto che recita un brano tratto dalla poesia di Giancarlo Scarchilli e dal libro di cui sopra.