La Tela del Mediterraneo – Seminari di Studio e Approfondimenti

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La Tela del Mediterraneo

LA TELA DEL MEDITERRANEO è un PROGETTO IDEATO DALLA FILOSOFA ESTHER BASILE da 25 anni-( Presso ISTITUTO ITALIANO STUDI FILOSOFICI di Napoli)

In rete con ARCHIVIO DI STATO- SOPRINTENDFENZA ARCHIVISTICA PER LA CAMPANIA-BIBLIOTECA NAZIONALE –ARCHIVIO DI STATO e TEATRO SAN CARLO-Rete Donne in Marocco e a Trieste -RETE GIORNALISTE DEL MED

DA circa 25 ANNI si conducono SEMINARI DI STUDIO ED APPROFONDIMENTI con Storiche-Filosofe- Filosofi- Sociologhe- Scienziate-Politiche-Economiste –Avvocate-Antropologhe-Antropologi-Letterate-Studiosi di Arte-Scrittrici

Il 22 dalle 15,30 alle 19 e il 23 ottobre dalle 10-19 molte studiose e studiosi esamineranno dalla loro angolazione il Mediterraneo

LA TELA

La condizione femminile è una fondamentale chiave interpretativa della realtà euromediterranea e delle sue forze messe in campo.

I diritti delle donne del Mediterraneo non sono tutti uguali e le stesse non vivono uguali condizioni. Nel bacino mediterraneo civiltà, culture, tradizioni e ordinamenti giuridici si incrociano intorno alla donna, fanno sintesi, confliggono. Francia, Spagna, Italia hanno fatto passi in avanti nell’emancipazione della donna, pur persistendo forti retaggi culturali, soprattutto in Italia. I Paesi dell’Est della zona adriatica, sono usciti da un’economia collettivistica e dalla negazione di parte dei diritti di libertà che apparentemente li rendeva tutti uguali che dopo il crollo del muro di Berlino ha portato la donna a diventare ancora oggetto. Le donne in Egitto, piuttosto che in Algeria o Marocco, così come le donne che hanno lasciato questi paesi per emigrare in Europa, sono oggi espressione paradigmatica di quell’ampio dibattito sui diritti umani all’interno del quale si giocano le interconnessioni e i conflitti tra locale e globale, si giustificano e si fanno guerre, si rivendicano identità oppositive e contrastanti.

D’altronde come Seyla Benhabib scrive: “Da quando le società e le culture umane hanno interagito e si sono confrontate tra loro, la condizione delle donne e dei bambini e dei rituali del sesso, del matrimonio e della morte hanno occupato un posto speciale nelle interpretazioni interculturali” . Il fenomeno migratorio, gli sbarchi dei profughi e dei clandestini, la guerra fredda, il pieno sviluppo della globalizzazione, l’espansione del mercato mondiale, il nuovo ordine mondiale implicitamente ed esplicitamente chiedono una politica mondiale che assuma come fondamento la questione dei diritti umani e nei diritti umani è sempre più urgente trovare soluzioni e sintesi per il miglioramento della condizione della donna e dell’infanzia. Sempre più i casus belli e la ricerca della pace sono dati dalla volontà di affermare o difendere i diritti umani, soprattutto in quei stati dove essi sono negati, e la centralità di concetti quali emancipazione femminile e pari opportunità. Il partenariato euromediterraneo riconosce uno spazio enorme al rispetto delle libertà, dello stato di diritto, della democrazia.

Tale riconoscimento rappresenta una conditio sine qua non per il benessere umano, l’attuazione della cooperazione commerciale e finanziaria tra le due rive del Mediterraneo. Tuttavia, all’interno di queste istanze, il discorso sui diritti delle donne è stato a lungo tralasciato, pensando che il movimento femminista occidentale degli anni sessanta/settanta avesse adempiuto al suo compito della emancipazione della donna occidentale considerata universale, trascurando la realtà delle donne nel sud del bacino mediterraneo e mediorientale, assimilando le seconde alle prime, senza tenere conto invece di tutti gli sviluppi che sono susseguiti strettamente connessi alla globalizzazione e delle forti contraddizioni prodotte. La condizione della donna mussulmana soprattutto in relazione alle istanze integraliste è di fondamentale importanza per riflettere sullo sviluppo civile, culturale ed economico dell’area mediterranea.

Teorici dell’universalismo dei diritti e del relativismo culturale discutono su quali debbano essere i diritti assicurati alle donne in rapporto alla cultura di provenienza, sottolinenando la questione delle donne mussulmane. I primi accusano i secondi di sacrificare le donne alla soggezione patriarcale in nome della difesa delle tradizioni culturali e della pluralità delle culture. Dunque la condizione della donna mussulmana, il suo processo emancipatorio nei paesi di origine ed in quelli dove emigra, sono appena la punta di un iceberg di una dinamica importantissima che non riguarda solo le donne, ma l’intera comunità. A partire dalla condizione specifica delle donne mussulmane, si pongono questioni e si danno risposte sui percorsi del complesso intreccio tra rispetto delle diversità e riconoscimento dei diritti universali.

Attorno alla condizione delle donne, si esplica la tensione tra una prospettiva universalizzante dei diritti umani e la tutela di pratiche culturalmente specifiche che negano la pretesa universalizzante. Difesa dei diritti culturali tradizionali e difesa del diritto di fuga da comunità tradizionali sono i due poli all’interno dei quali si muove oggi il dibattito sulle battaglie di genere.

Cosa privilegiare, l’individuo o la comunità d’origine? Poste al centro del dibattito sul rapporto tra culture differenti le donne si ritrovano strette tra diritti culturali predefiniti e riconoscimento di diritti soggettivi. Bisogna trovare un nuovo punto di vista che cerchi di concordare le istanze religiose protestanti, cattoliche, ortodosse, mussulmane, laiche, i valori culturali, i sistemi economici da integrare all’interno della globalizzazione, il discorso politico, anche all’interno della U.E., che deve essere il tessuto sul quale lavorare la trama dell’area mediterranea e proprio le donne giocano un ruolo strategico e preminente. Non a caso nell’ambiente islamico, le spinte di emancipazione della donna portano certamente ad una reazione integralista.

Le cosiddette femministe islamiche sostengono che l’emancipazione delle donne non deve necessariamente realizzarsi attraverso l’abbandono della propria cultura a favore dei valori occidentali e di una certa idea universale dei diritti delle donne.

Dalla fine degli anni Ottanta, sempre più donne e anche alcuni uomini stanno rileggendo i testi sacri dell’Islam, in particolare il Corano. Secondo loro l’Islam riconosce tutti i diritti alle donne e sostiene l’uguaglianza di genere, ma nel corso dei secoli ristrette elite maschili hanno imposto interpretazioni distorte dei testi sacri e sostenuto il patriarcato in nome del Corano. Le femministe islamiche sostengono che oggi per ottenere l’affermazione dei diritti delle donne è necessario combattere l’ortodossia islamica e ritornare al messaggio originario dell’islam il quale garantisce la giustizia di genere. Da un’altra prospettiva assistiamo alla donna occidentale che nel suo percorso di emancipazione con la crisi economica da un lato vive la negazione del lavoro e con

essa il sacrificio dei diritti conquistati. D’altronde anche la donna dell’Europa nordcentrale vive la contraddizione della sua condizione che va su due binari: l’uno del progresso, della loro presenza dove si conta ( campo politico, finanziario, intellettuale) l’altro della negazione di diritti fondamentali, di un’apparente emancipazione che nasconde ancora tutti i limiti e la differenza di genere a sfavore della condizione femminile. La rivoluzione culturale è un lento processo di sofferenza, ma anche di conquiste. La donna e le sue diverse condizioni in rapporto al suo luogo d’origine generano sfide anche fra le donne stesse.

Per concludere, mi sembra che si possa dire che analizzare la condizione femminile nel Mediterraneo sia una strada per costruire uno spazio geopolitico euro-mediterraneo e i diritti di cittadinanza garantiti sulle due sponde del bacino. Come mette in evidenza Martha Nussbaum, porsi dal punto di vista delle donne, di ciò che possono e non possono essere, possono o non possono fare, significa proporre il test più severo e rigoroso alle politiche pubbliche. In questo processo conta moltissimo lo spirito di solidarietà e la condivisione delle della speranza, della riappropriazione di se stesse e della conquiste dei diritti universali e naturali, il lavoro.

Il gender diventa così una categoria utile per l’analisi storica, una variabile interpretativa nell’analisi sociale e politica dell’area mediterranea. L’area del bacino mediterraneo è un’area geopolitica e geoculturale, una griglia concettuale per interpretare la realtà intera, le sfide poste di fronte al bivio tra essere una zona di perenne disordine e destabilizzazione o divenire un laboratorio per sperimentare relazioni nuove tra le due rive del bacino. Non a caso nella storia è stata la culla delle più forti ed importanti civiltà che hanno condizionato il mondo intero.

Sarà proiettato un Video su Galileo Galilei della Regista dott.ssa Grazia Morace e Foto della dott.ssa Maria Rosaria Rubulotta e Foto su Pechino della Dott.ssa Luisa Festa nella sessione lavori

Gli aspetti che si svilupperanno anche quest’anno presso ISTITUTO ITALIANO STUDI FILOSOFICI con sede a Palazzo Serra di Cassano, saranno temi di grande confronto, dove a presiedere la Prima Sezione sarà l’avvocato Daniela Mainenti e nella Seconda Sezione la dott.ssa Adriana Buffardi .

I temi spazieranno fra:

ANTROPOLOGIA DEL MEDITERRANEO

STUDI POSTCOLONIALI

MEDICINA DI GENERE NEL MED

I DIRITTI NEL MEDITERRANEO

IL DOPO PECHINO

I MITI CLASSICI

RETE GIORNALISTE DEL MEDITERRANEO

IL MAROCCO

INTERCULTURALITA’

Le FILOSOFIE del MEDITERRANEO

LE SCRITTURE DEL MED