L’abolizione dell’Imu scatena i sindaci. De Magistris: la decisione non può ricadere sui comuni

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di Redazione

L’abolizione della seconda rata dell’Imu, stabilita ieri nel corse dell’esame della Legge di Stabilità, preoccupa i sindaci che, in queste ore, stanno sottolineando il rischio che le casse comunali restino a secco. Ancor più di quanto lo siano già. La protesta che si sta sollevando contiene un’unica, condivisa richiesta: le amministrazioni comunali chiedono chiarezza al governo nazionale in merito alle risorse economiche che dovranno sostituire le entrate previste dalla tassa sulla casa nuovamente abolita, affinchè si possa continuare ad erogare i servizi necessari alla cittadinanza.

Tra i primi ad intervenire sulla decisione del governo nazionale, il sindaco di Napoli De Magistris, il quale ha dichiarato che “l’ipotesi che il governo non dia ai comuni le risorse promesse non è proprio da prendere in considerazione. Se così fosse ce le andremo a prendere”. Il sindaco ha definito il provvedimento pura demagogia, un’operazione politica che “non può ricadere sui comuni”, stanchi di fungere “da bancomat o esattori del governo”.

“I sindaci hanno dimostrato ampiamente responsabilità e spirito propositivo, ma non si può abusare della loro pazienza e tanto meno si può abusare della pazienza dei cittadini – ha dichiarato invece Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, con cui De Magistris ha spiegato di essere in costante contatto. ”All’atto della decisione di superare l’Imu sulla prima casa – ha spiegato Fassino – il governo assunse due espliciti impegni: i contribuenti non avrebbero più pagato l’Imu nel 2013 e ai Comuni sarebbe stato garantito l’identico importo onde poter assicurare l’erogazione di essenziali servizi ai cittadini. E’ troppo chiedere che finalmente si dia corso a impegni così esplicitamente assunti?”.

28 novembre 2013