Essere single per scelta, lo abbiamo visto la scorsa settimana, è una cosa.
Ritrovarsi single dopo la fine di una relazione, o di un matrimonio, credendo fermamente nel rapporto di coppia stabile e duraturo, ne è un’altra.
Trascorso il comprensibilissimo momento di riflessione personale, sono tante e tanti, che cercano di incontrare ancora una volta l’“anima gemella”, con risultati spesso insoddisfacenti.
“E’ diventato frustrante” – mi spiega Roberta – “I miei amici e le mie amiche non fanno che consigliarmi questo, o quel conoscente, ma questo genere di incontri non è da considerarsi idilliaco, per me. C’è sempre qualcosa che non va: l’imbarazzo che trattiene, una sensazione di disagio e va a finire che non riesco nemmeno ad ascoltare il tipo che mi trovo davanti; confido unicamente nella fine dell’appuntamento, spesso deludendo le aspettative di chi mi aveva presentato quella persona. E’ per questo che sto seriamente prendendo in considerazione le apps: almeno lì posso essere libera di incontrare chi voglio con allegria, senza sostenere il peso e l’ansia dell’incontro”.
Eh, sì. Sono in tante e tanti, che fanno ricorso alle piattaforme di dating, od al web, spesso perché non si ha la possibilità di incontrare nella realtà altre persone, per mancanza di tempo a causa del lavoro, oppure perché – ed in tante, mi avete scritto su questo punto – ci si dedica ad altri, come ai figli piccoli, od ai genitori anziani.
Il tutto si fa più difficile, secondo T., per la comunità lgbtquia+. Mi dice, al telefono: “Non ho mai avuto il piacere di incontrare qualcuno grazie ai miei amici; nella mia cerchia di conoscenti non ci sono omosessuali nemmeno a pagarli oro” –
“Tu credi che sia realmente così?” – gli chiedo –
“Sai, c’è tanto sommerso. Ancora oggi, ne conosco tantissimi, che conducono una doppia vita: compagni e mariti amorevoli rigorosamente eterosessuali di giorno e gay di notte, od in occasioni speciali, durante le quali tornano se stessi. Soprattutto tra quelli che lavorano lontano dalla famiglia” – risponde lui – “Ho parlato con la madre di un ragazzo omosessuale e sai cosa mi ha detto? Che la sua preoccupazione più grande è quella di saperlo solo. Le spaventa la sua solitudine; dice che suo figlio non riesce ad incontrare la persona giusta” – l’incalzo io –
“Sai, Eliana, la difficoltà maggiore sta proprio in questo. Per gli eterosessuali è apparentemente più facile, incontrarsi, trovarsi. Noi ci dobbiamo impegnare (ride)” –
“In che senso?” – gli faccio io –
“Eh, nel senso che dobbiamo recarci nei posti giusti, frequentare le associazioni, od i locali dedicati a noi lgbtquia+; partecipare ad eventi e solo se questa strada non funziona, iscriverci ad un sito di incontri o scaricare un’app, ma le insidie sono sempre dietro l’angolo” –
“Me ne stai parlando come se appartenessi ad un club privato e ristretto” – gli dico –
“Perché, a conti fatti non è così? Noi siamo inseriti, in questa società, ma non completamente accettati e pure per conoscerci, è cosa “tra noi”: ma – niente drammi! – lo trovo naturale, essendo una minoranza. Se voglio innamorarmi, come tutte e tutti, desidero essere corrisposto e quindi che senso avrebbe, frequentare locali, o persone etero? Devo cercare nella mia comunità! Tu non hai cercato nella tua?” – conclude –
Beh, la logica di T. è onesta e di certo, il suo dire non fa una grinza.
Nel tempo del web, dei social e delle apps, dobbiamo dire che 1 relazione su 3 nasce online. Molto è cambiato, dagli anni in cui ci si incontrava per strada, per caso, o per mezzo di amici e conoscenti, anche perché rappresenta pur sempre un percorso lungo e rimesso al caso e – complice l’ansia da solitudine – ci si sente più sicuri ad entrare in un mondo dove il contatto virtuale facilita i rapporti, tutto scorre più velocemente, si sgretola il muro dell’imbarazzo e del primo incontro e di qualsivoglia tabù che possa nascere intorno al gioco della seduzione, soprattutto tra persone più che adulte. Ma cosa significa, davvero, iscriversi ad un’app di incontri e delegare ai matching delle piattaforme online il proprio destino?
“Trovare pace” – mi racconta M. – “Sono separato da mia moglie da due anni e lavoro tutto il giorno. I bambini risiedono presso la madre e quando rientravo, agli inizi, nel mio monolocale ero completamente solo. Non ti nascondo che ci sono stati momenti di grande tristezza, che ho dovuto superare e devo confessarti che la solitudine, per me, era diventata difficile da reggere. Dopo un incontro fallito, con una collega di lavoro anche lei separata, mi sono rivolto ad una nota app di appuntamenti ed incontri ed è così che ho conosciuto C. Sarà stato il caso, la mia buona stella in cielo, ma oggi posso dirti di essere finalmente sereno, per aver trovato la compagna perfetta. E posso dirti che anche lei dice lo stesso, di me. Viviamo intensamente il nostro rapporto e quando possiamo, facciamo la valigia e partiamo per lontane e piccole mète. Anche il rapporto con la mia ex moglie, è migliorato ed ho potuto affrontare la fase del divorzio con il cuore in pace”.
L’esempio di M. ci porta a far crollare i pregiudizi che – diciamoci la verità – un po’ tutte e tutti abbiamo su questi siti ed apps; ma – per dovere di cronaca – tengo a dirvi che ho avuto anche segnalazioni di ben altro tenore: delusioni cocenti e persone che tutto cercavano, meno che una relazione stabile e duratura, da quei matching.
Tra questi ultimi, ma con onestà, senza nasconderlo a chi conosceva virtualmente, prima ancora che nella realtà, c’è Francesca.
“Mi sono iscritta su questa app di dating online perché sentivo la necessità di trovare un partner per così dire “sessuale”. Sono una single convinta, ma mi piace cambiare, osare e sperimentare. Devo dirti che ne ho conosciuti, di uomini e donne! Sono dell’opinione, però, che molto dipende da te; nel senso che se desideri incontrare un compagno, od una compagna fissa per la vita, puoi riuscirci anche su tutte queste piattaforme. A me, piace il meglio di una relazione di coppia e non voglio essere minimante ingabbiata da nessuno, per cui cerco solo sesso occasionale e con persone che mi piacciono mentalmente prima e fisicamente, poi”.
Onesta e leale, Francesca: non c’è che dire.
Inutile dirvi che soltanto in Europa, il giro d’affari delle attività legate agli incontri di nuovi partners si aggira intorno ai 26 miliardi di euro, buona parte dei quali riconducibili proprio alle apps di incontri online. Eh, sì. Perché puoi anche trovare l’anima gemella, ma nel frattempo iscriverti a questi servizi ti costa intorno ai 32 € al mese: non proprio “bruscolini”, si direbbe.
Per non parlare dei pericoli, dietro agli incontri online, sempre in agguato.
L’Anna Delvey di Tinder – avrete visto di certo il film su Netflix – Shimon Hayut, ad esempio, adescava le sue vittime sul famoso social, per poi chiedere loro versamenti di ingenti somme, fingendo un’identità mai esistita realmente e sostenendo di essere a sua volta vittima (per il suo finto lavoro di mercante di diamanti), di un fantomatico cartello sudafricano. Un’attività – quella della truffa – che gli ha fruttato circa 8,5 milioni di euro.
Arriviamo, infine, al web ed alle solitudini di coppia. A chi non è utente di alcuna app di incontri, od è in cerca di un’appetitosa relazione extraconiugale, ma è semplicemente attratto così tanto dai social, dal web, dai servizi tv a pagamento, da dimenticare del tutto – o quasi – l’esistenza stessa del proprio partner, con i propri bisogni e necessità. Penso, ugualmente, a chi considera il proprio smartphone alla stregua di un animale da compagnia, od a chi è solito pubblicare ogni aspetto della propria vita a due.
Lo spiega benissimo un’opera di Mark Kostabi, “Sexting”. Emblematica, la scena ritratta di questi due corpi, un uomo ed una donna, uno dentro l’altro, che maneggiano gli smartphones, piuttosto che vivere un momento così bello ed importante.
C’è da dire, poi che un tempo, “dopo”, c’era chi fumava la famosa sigaretta; la cinematografia ce ne ha donate, di scene! Oggi, manco il tempo “after” di dirsi una parola e ci si precipita verso il cellulare, poggiato con delicatezza sul comodino (dopo aver risposto all’ultimo messaggio, bene inteso!), prima di perdersi nelle braccia dell’altro. Quello stesso smartphone che – una volta afferrato – immortalerà lenzuola stropicciate e tutta la solitudine del mondo, pronta per essere data in pasto ad un altro social. Siamo ancora esseri umani, o ci siamo già trasformati in macchine?
E’ un interrogativo che – ci tengo – a porre a tutte e tutti voi.
In conclusione, un’altra riflessione…
La ricetta giusta, nell’avventurarsi sul web, alla ricerca dell’amore? Non c’è, possiamo affermarlo candidamente: ma credo siano sempre fondamentali, il buon senso e l’essere cauti. Il mondo online non è così lontano da quello reale, quanto ai sentimenti delle persone che lo abitano ed alla diligenza che si richiede, nel rapportarsi ad altri. Mai ferire alcuno, essere sinceri il più possibile e stare attente ed attenti alle insidie. Spesso, meglio trascorrere del tempo da sole e da soli, per meglio maturare le proprie scelte, piuttosto che buttarsi in una relazione solo per fuggire da se stessi e dal silenzio della propria casa. Tutto arriva, se e quando dovrà. Basta sempre prendersi cura di sé e trovare prima la serenità in sé, per poi darsi alla vita a due.
di Eliana Iuorio