Lady in the city – Moda: tra ispirazione e trionfo della personalità

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Un Focus sul mondo della Moda, a conclusione delle fashion weeks primavera-estate 2024.

Da New York a Milano, da Londra a Parigi, questo settembre ha segnato grandi ritorni. Si è passati alla semplicità delle linee e l’abbandono dei fronzoli, in casa Gucci, con l’arrivo di Sabato De Sarno, creativo napoletano, con un background di tutto rispetto (da Prada a Dolce&Gabbana, fino alla Maison Valentino, dove ha lavorato fianco a fianco con il “Maestro” Pierpaolo Piccioli); niente logo in bella vista a caratteri cubitali, niente barocchismi, come ci aveva abituato Alessandro Michele, grande delusione per tutte e tutti coloro continuano ad amare uno stile che proietti quanto più possibile il marchio del pezzo acquistato intorno a sé, come Batman nel cielo notturno di Gotham city.
Lo chiamano “quietluxury”: perché si badi più alla qualità, ci si vesta con maggior gusto e si apprezzi la magia del lavoro sartoriale in ogni cucitura; quella cosa che rende un capo di alta moda prezioso più di qualsiasi logo impresso fino alle mutande.
E’ certo che il fatturato è quel che maggiormente conta in ogni azienda ed il mondo del fashion non fa eccezione, né sconti (è il caso di dirlo!), ma vuoi mettere la soddisfazione di non vedere più zotici d’ogni foggia andarsene in giro col capo iper griffato, perché oggi non presenta più le stesse caratteristiche che li portavano ad acquistare a frotte tali capi, ad altissimo indice di improbabilità?
Sono soddisfazioni per gli occhi e serenità per lo spirito del passante, credete a me, che in giro faceva enorme difficoltà a non arricciare le labbra a mo’ di Miranda Priestly, ad ogni piè sospinto.

Lady in the city – Moda: tra ispirazione e trionfo della personalità
Maison Valentino_altorilievo

Altro ritorno, che ho adorato, è stato quello di Dolce&Gabbana, a Milano, dedicato ad una femminilità audace e priva dei tanto cari agrumi di Sicilia e le immagini religiose con i quali, ad oggi, con buona pace della famiglia Kardashian, il duo di artisti ci aveva abituati a convivere. Tanto nero, lingerie in bella mostra, bianco, pois e la caduta di quel certo “puritanesimo” che vorrebbe la Donna castigata e possibilmente priva di personalità. Naomi, Ashley Graham e Vittoria Ceretti, con il loro incedere sulla passerella ci hanno chiaramente mostrato a chiare lettere che noi Donne siamo libere e siamo sempre noi a decidere chi essere e come abbigliarci, a prescindere dalle forme.
Per approfondire le sfilate di Dior della Chiuri, Chanel della Viard, Saint Laurent di Vaccarello e Maison Valentino di Piccioli ci vorrebbe uno speciale di mille pagine; vi basti sapere che Piccioli ha “sfornato” con la complicità del suo staff di sarte stratosferiche, un altro dei suoi capolavori: “altorilievo”, dove la struttura dell’abito è interamente caratterizzata dalla decorazione; uno show, quello andato in scena con il défilé del Palazzo delle Arti di Parigi, incentrato sulla nudità del corpo femminile, anche qui puntando i fari sulla libertà delle donne di indossare minigonne e tacchi alti, senza essere per questo accusate di provocare gli stupri e le violenze subiti, nel mondo, ad opera di certi uomini. Messaggio politico chiaro e preciso, come quello della Chiuri, sulla passerella di Dior. Piccioli, si affida all’artista FKA Twigs, che canta e balla insieme ad altre artiste al centro della scena, per una performance da brividi; la direttrice creativa di Dior, invece, affida all’artista Elena Bellantoni, il compito di creare una scenografia d’arte visiva, “Not her”, per sensibilizzare gli astanti alla lotta femminista contro pregiudizi di genere e stereotipi sulle donne. Potete immaginare il mio entusiasmo e la mia gioia.
Last, butnotleast, c’è un esordio alla fashion week milanese che vale davvero la pena di segnalare: quello del duo di The Attico, le “GG” del fashion, Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini; le creative del marchio più amato dalle stars, così iconico e femminile, hanno – a mio avviso e fortunatamente non solo mio! – realizzato uno show memorabile, trasformando una strada del capoluogo lombardo in passerella; le modelle uscivano da uno dei palazzi che ivi s’affacciava e s’incamminavano, in modo del tutto naturale, indossando abiti meravigliosi, così maledettamente glam e così unici, nelle fogge e nei colori, che se avessi il portafogli di Katy Perry ed “Emrata”-Emily Ratajkowski (giusto per citare due “nomettini a caso”, tra coloro checomunemente indossano The Attico), mi rifarei l’intero guardaroba (chiaramente nella mia taglia so muchcurvy, oh!). Ho trovato questo show estremamente metaforico, pensando alla strada, alle salite ed alle discese di noi donne, nella nostra esistenza. La strada come ispirazione, tra cadute sfortunate e miracolosi rialzi.
Ed è proprio l’ispirazione, che questa forma d’Arte ci dona, facendoci sognare ad ogni collezione, ad ogni suo passo; spesso noto con rammarico quanta poca personalità ci sia in giro, accompagnata dal cattivo gusto, in fatto di stile e questo semplicemente perché sono in tanti e tante a farsi letteralmente influenzare da tendenze create ad hoc per far leva sulle coscienze plasmabili. Tanto, da copiare pedissequamente ed in massa, un certo trend, convincendosi che è bello e che sta bene addosso; tanto dal cercare disperatamente di somigliare tutte e tutti a colui o colei che si fa portavoce di quel determinato stile. Al netto, come sempre delle implicazioni psicologiche del caso, considerando anche la frustrazione che ne deriva, quando quel determinato prodotto è del tutto inarrivabile dal punto di vista soprattutto economico, la cosa che maggiormente desta preoccupazione è questo continuo spogliarsi delle propria personalità. Ricordo ancora quando mia madre, in pieni anni ’90, giovanissima, acquistò in una deliziosa boutique esclusiva (al tempo non esistevano le catene d’abbigliamento come oggi!), un maglione meraviglioso di lana d’angora molto voluminoso, che le stava benissimo e rispondeva alla moda del tempo; lo indossò una sola volta, perché ebbe la sfortuna di vederlo su un’altra donna. Non le andava di essere una fotocopia. La boutique aveva in vendita pochissimi, di quei maglioni, ma il destino è fatto così, è “birichino” e mia mamma non ci stava, a ‘sta cosa, proprio no; anni dopo ripresi il maglione, da adolescente e l’indossai, quando lo ritrovai in una scatola, dimenticato, nel guardaroba della Efi. Questa è l’impronta che mi ha lasciato questa piccola storia; essere unici e non delle mummie che rispondono ai comandi delle e degli Imhotep di turno. Scegli e decidi con la tua testa, cosa ti fa star bene, cosa metter su; il gioco dello stile è esattamente questo: creare a tuo piacimento. Non significa non seguire i trends, ma non limitarsi a copiare pari parioutfits altrui, o pretendere a tutti i costi di acquistare quel capo lussuoso e firmato perché l’indossa l’attrice o l’influencer, ma prendere ispirazione e costruire il look in base alla propria personalità ed a ciò che realmente ci sta bene e ci fa star bene.
Quest’anno, ad esempio, abbiamo avuto un assaggio del prossimo, dove le “culottes” la faranno da padrona; vi prego, però… Non andatevene tutti e tutte in giro in mutandoni, ché i pantaloni, gli abiti e le gonne esisteranno ancora, credetemi!

Come avrete visto nel live ig talk di ieri, ho l’onore di ospitare una mia amica meravigliosa, per questo focus dedicato all’arte della Moda; la dottoressa Maria Rosaria Carbone, la mia Meri Rose: commercialista appassionata di Stile e dei grandi couturier che hanno segnato la storia. Con lei la conversazione è sempre di altissimo livello ed è sempre una gioia incredibile, potermici confrontare. Le ho fatto qualche domanda per RoadTv Italia e lei, con l’infinita gentilezza che la caratterizza, mi ha risposto, dedicandomi il suo tempo sempre prezioso.
Vi lascio all’intervista e ci si legge il prossimo lunedì, sempre qui, nel mio salotto su RoadTv Italia. Per vederci, occorre aspettare il prossimo week-end e collegarsi ad instagram, al mio account eliana_iuorio ,per il live del sabato, come sapete.
La Lady vi ringrazia immensamente, per il vostro affetto e per tutti i vostri messaggi: mi rendete sempre tanto felice, grazie!
Aspetto un buon confronto anche sul tema di questa settimana. Non mancate.
A voi… Meri Rose Carbone e la nostra conversazione sulla Moda.

Sono in tanti e tante, oggi, ad interessarsi di Moda; molti e molte tra costoro, amaramente, lo fanno per attirare attenzione sui social, o per garantirsi visibilità e credito sociale nel mostrarsi in giro in abiti griffati. Solo qualche giorno fa, durante la Paris Fashion Week una famosa creator del web, commentava l’ultima creazione di Daniel Roseberry (la borsa chiamata “Schiap”, così come Madame Elsa soleva farsi chiamare dai suoi amici più vicini), come un oggetto che sul serio meritava questo appellativo; l’omaggio ad una immensa Donna, ad una grandissima Creativa, Artista con la maiuscola come Elsa Schiaparelli, minimizzato dalle parole di chi evidentemente non conosceva l’origine di quel nomignolo, mostrando, pertanto, di non aver cognizione assoluta di quel che stava commentando per il suo nutrito gruppo di accoliti social. L’ho trovato decisamente triste. Pericolosamente triste. Un danno alla Cultura. Cosa ne pensi?

Penso che prima di avventurarsi nel commentare superficialmente e in maniera riduttiva i grandissimi couturier di un tempo, come la grandissima Elsa Schiaparelli, bisognerebbe leggere, documentarsi, approfondire, conoscere la storia di chi, come la “Schiap”, ha contribuito in maniera straordinaria ad arricchire con la sua genialità il mondo della moda creando capi ed accessori unici e irripetibili, lasciando un’impronta indelebile nel mondo della moda.

Lo Stile personale, questo sconosciuto. Tutti uguali a tutti. “Si porta questo” e questo devo indossare. Mary, perché assistiamo quotidianamente a questa perdita di personalità? Perché vediamo gente indossare abiti decisamente discutibili, solo perché “influenzati” da una certa Moda fatta ad uso e consumo di una determinata cerchia di persone? Te lo sei chiesto? Cosa consiglieresti a chi è completamente accecato (o soggiogato, fa’ tu), dai lustrini mostrati ad arte da chi sa vendere sui social? Portaci lontani dal consueto e facci un esempio di outfit non convenzionale, carico di personalità

Quando mi guardo intorno – e ti confesso che mi piace osservare ciò che indossano le persone per strada, al ristorante, al bar, in libreria, in una qualunque sala d’attesa – noto che c’è una grande mancanza di eleganza, gusto, personalità e stile. Molti si uniformano ai diktat di “ciò che si porta” conformandosi alle mode del momento e diventando così copie conformi di altri.Il bello della moda è di poter creare il proprio stile sentendosi liberi di indossare ciò che fa sentire a proprio agio con se stessi, con il proprio corpo. Personalmente, adoro indossare pantaloni, jeans o longuette abbinate a camicie in seta preferibilmente vintage: le trovo bellissime ed uniche;così come adoro accessori che danno luce al look, come una collana con pietre Swarovski, o più collane di perle sovrapposte (che siano vere o finte poco importa), una giacca ed i miei inseparabili tacchi (ai quali non rinuncio quasi mai!), che esprimono appieno il mio stile e la mia personalità. Un altro grande must, per me, sono gli abiti in seta vintage che se lavorati a mano, come alcuni che ho nell’armadio, diventano dei capi che è possibile indossare da mattina a sera cambiando solo qualche accessorio, a seconda dell’occasione.

Le fashion weeks, in giro per il mondo, si sono appena concluse. Cosa conserveresti e cosa lanceresti volentieri direttamente nell’indifferenziato. Chi e cosa ti ha colpito maggiormente

Saint Laurent, Armani, Valentino, Dior, Chanel, McQueen tra i miei preferiti! “Chapeau” ai grandissimi creativi di casa nostra come la Chiuri, Piccioli e Re Giorgio Armani che, con la sua eleganza senza tempo, ci fa sempre sognare ad occhi aperti, con le sue linee morbide che accarezzano e accompagnano le forme femminili; mi è piaciuto tantissimo Saint Laurent: Vaccarello ha attinto molto, per la prossima primavera-estate, dalle collezioni del passato della casa di moda; ricordo (dalle mie letture), che il maestro Yves è stato il primo a trasferire alcuni capi del guardaroba maschile in quello femminile:la giacca sahariana, il blazer, il giubbotto di pelle, il trench ed il mitico smoking (capo, quest’ultimo, da avere assolutamente: un must, nell’armadio femminile, perché a mio dire, può sostituire qualsiasi abito elegante, indossato con un lavallière o un farfallino in seta). Cosa butterei via? Non so risponderti: la bruttezza la dimentico, perché è ciò che non mi colpisce!

Da Chanel, a Dior; da Yves Saint Laurent, ai nostri Versace, Armani, Valentino… C’è un tempo preciso, nella Moda, che ci ha raccontato di pura Arte. Hai speranze, per il presente? 

I couturier di un tempo ci hanno fatto sognare: prima ti ho parlato di Yves Saint Laurent, che creava i suoi capi ispirandosi all’arte, attingendo dalla bellezza delle opere di  Picasso, Warhol e Van Gogh; madame Coco che, con la sua genialità ha liberato noi donne da trine, corsetti, abiti ingombranti e scomodi, regalandoci la libertà di indossare pantaloni, giacche, abiti e bluse che ci hanno permesso di muoverci senza sentirci costrette e oppresse; la nostra Elsa Schiaparelli, stilista e costumista, un altro genio della creatività, amica di Dalì (chiedi, per favore, alla famosa “creator del web” che citavi prima, se sa che madame Schiaparelli ha inventato una tonalità di rosa definita “shoking”!); Valentino Garavani, un altro grandissimo re dell’eleganza: come dimenticare i suoi abiti di quel tono di rosso passato alla storia come il “rosso Valentino”… Devo aggiungere altro? Del passato resta, al momento, solo il nostro Armani… Ci sono bravi creativi che ci danno buone speranze ma, a mio parere, credo che quell’epoca d’oro sia finita.

Vintage monAmour… Proprio nel passato, molti si rifugiano, per trovare quell’allure che pare sia andata perduta, con l’arrivo dei grandi gruppi imprenditoriali, dietro ai marchi ed agli stilisti. Oggi, il fatturato conta più d’ogni altra cosa, nel mondo della Moda e si deve rispondere ad esigenze ben precise. Il Vintage è solo una via perfetta per i nostalgici e gli ambientalisti, oppure credi possa fare le pulci a marchi, stilisti e prodotti attuali che sarebbe meglio non si esprimessero?

Il vintage è un” amour” che ho scoperto qualche anno fa, mi ci sono avvicinata per pura casualità, acquistando durante il periodo pandemico un abito in seta fatto a mano su un sito on line; poi ho iniziato ad approcciarmi ai negozi fisici, a Napoli e da allora, ho capito che il vintage fa per me che sono patita di moda e che amo sentirmi unica e distinguermi dalla massa. Secondo me, sta facendo le pulci ai grandi marchi ed alle novità che propongono i designers già da alcuni anni, sia per motivi ambientalistici, (il che non è da sottovalutare, visto come siamo messi sul pianeta terra!!!!!), sia perché si riescono ad acquistare capi ed accessori che difficilmente si troveranno nei negozi dove se ne vendono di nuovi, sia perché in termini di qualità e di prezzo sono impareggiabili.

In conclusione… Cos’è, la Moda, per te? Cosa deve essere e quali passi deve compiere ancora, a tuo modo di vedere? Di quanti e quali messaggi, deve farsi portavoce? 

La moda è bellezza, è arte, unicità, personalità; è stile, è eleganza senza tempo, è cultura.A mio parere dovrebbe aprirsi maggiormente alla fisicità di ognuno di noi e non tanto per farsi pubblicità in un dato momento, facendo sfilare delle modelle curvy.Tutti abbiamo il diritto di piacerci e sentirci belli ed a nostro agio negli abiti che indossiamo: mi piacerebbe per questo motivo veder sfilare più corpi normali, più umani, più vicini a noi che non siamo ossessionati da diete estreme, da fisici perfetti, dalla chirurgia estetica a tutti i costi. La moda ha gli strumenti per farlo ed a mio parere potrebbe farlo come si deve per incoraggiare la platea degli acquirenti e da chi dalla moda si sente ispirato ad osare ed a non temere di essere giudicati perché non conformi alle misure da fame delle passerelle.