L’altro al di fuori di noi

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Ricominciamo, incertezze e speranze ai tempi del Covid-19

di Fabio Iuorio

Ricominciamo: il titolo del famoso brano di Adriano Pappalardo? Non proprio. Ė piuttosto una sorta di carica motivazionale che accompagna tutti noi in questo periodo di pandemia. L’incertezza domina l’Italia così come il resto del mondo, abbiamo di fronte un virus appena identificato di cui conosciamo davvero molto poco. Non è chiaro quanto possa sopravvivere sulle superfici o ad esempio chi non presenta sintomi possa essere contagioso. Questa stato di cose ha finito per assorbire le nostre giornate in qualsiasi settore, la paura ha preso il sopravvento ma ciò che fa più riflettere è il fatto che si sta perdendo il contatto con ciò che ci circonda, con altri problemi che abbiamo accantonato ma non hanno assolutamente smesso di esistere: tra tutti ad esempio i problemi della nostra economia.

Tema di aspetto sociologico di assoluta importanza è poi quello del razzismo dilagante e che, causa Covid19 e le incertezze che ne derivano, potrebbe causare la sfiducia negli altri: lì dove prima regnava timidamente un senso di sfiducia e terrore dell’altro al di fuori di sé, ora potrebbe peggiorare portando tutti in un clima di chiusura verso il prossimo. Un virus, però, non guarda in faccia a nessuno e non tiene conto di differenze, disuguaglianze e frontiere. Ci ammaliamo tutti: i cittadini comuni come i politici, il bianco e il nero, le stelle dello sport e del mondo dello spettacolo. Di fronte alla pandemia riscopriamo l’unità della famiglia umana, a livello del legame tra i singoli come tra le nazioni: nessuno può pensare di cavarsela da solo, isolandosi. Seppur rattristati da un evento nefasto come quello che stiamo vivendo, in futuro dovremmo guardare il classico bicchiere mezzo pieno, ad esempio abbiamo riscoperto i valori della famiglia, i sapori del cibo preparato in casa, ma soprattutto dovremmo pensare ad un qualcosa che abbiamo trascurato da tempo: la fratellanza! Dobbiamo imparare ad avere fiducia, fede, non solo in termini religiosi, ma fede nei confronti della vita che consente alle persone di fare un passo in avanti, di impegnarsi per sé e per il prossimo, di mettersi in gioco.

In questo nutro forte speranza nei giovani, nella nuova generazione ora tutta propensa a lasciarsi alle spalle un periodo di chiusura forzata, dando vita anche ad episodi di movida notturna, seppur talvolta non rispettando le regole che vigono ancora causa Covid. Loro possono tradurre in fatti i temi di vera fratellanza nel mondo e possono tendere una mano piuttosto che essere spinti dall’odio, dalla chiusura verso l’altro. Questo deve essere un momento di grande unità, non devono prevalere le divisioni o conflitti razziali. Dopo anni di lotta volti a non aver paura o ghettizzare “l’altro ad di fuori di noi” questo shock potrebbe portarci ad essere diffidenti l’uno con l’altro, a non ritornare alla vita di sempre o migliore di prima come in tanti affermano: questa sarebbe una sconfitta tremenda per l’intera umanità.

In questa mia riflessione prendo spunto da una tra le canzoni più belle del nostro secolo “Imagine” :
Immaginate che non ci siano patrie
Non è difficile farlo
Nulla per cui uccidere o morire
Ed anche alcuna religione
Immaginate tutta la gente
Che vive la vita in pace