Si chiama “Sacri spiriti. I Songye nella Cappella Palatina” la mostra che sarà inaugurata oggi nel Maschio Angioino di Napoli.
Si chiama “Sacri spiriti. I Songye nella Cappella Palatina” la mostra che sarà inaugurata oggi nel Maschio Angioino di Napoli (ore 17.30); si tratta, annunciano gli organizzatori, della “più importante esposizione mai realizzata sulla scultura tradizionale dei Songye, un gruppo etnico africano insediato in un ampio territorio della regione centrale della Repubblica Democratica del Congo”.
Curata da due esperti internazionali, Bernard de Grunne e Gigi Pezzoli, la mostra è prodotta da Andrea Aragosa per Black Tarantella e ha il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Democratica del Congo in Italia, del Consolato a Napoli, della Regione Campania, del Comune, del Museo Archeologico Nazionale, dell’Università “L’Orientale” e del Centro Studi Archeologia Africana di Milano.
Nella Cappella Palatina di Castel Nuovo sono esposte oltre 130 opere radunate da ConselliArt che si potranno ammirare fino al prossimo 15 gennaio, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17. La natura omogenea degli oggetti in mostra, si sottolinea, “offre l’opportunità di cogliere alcuni elementi costitutivi dell’essenza di questi manufatti, nonché della loro collocazione nelle collettività di origine. L’arte dei Songye non è mai stata presentata in Italia e anche nel mondo le esposizioni espressamente dedicate a questa popolazione sono state rarissime. Eppure, ben poche sculture come queste incarnano l’immaginario della creatività africana”.
Sono, si rileva, “ciò che un tempo chiamavamo ‘feticci’ e oggi, con termini meno negativi, ‘figure di potere’ o ‘effigi cultuali'”. Si tratta di oggetti magico-protettivi frutto dell’intervento congiunto di scultori, di fabbri e di specialisti rituali che li hanno attivati mediante canti, preghiere e l’aggiunta di elementi animali e naturali. L’esposizione è corredata da un catalogo bilingue (italiano e francese) illustrato di 336 pagine edito da Silvana Editoriale. I testi sono di Gigi Pezzoli, Constantine Petridis, François Neyt e Bernard de Grunne.