Le lesioni dell’anima: la storia di Ada e Mizio, colei che sente poco e colui che sente troppo, ci insegna ad affrontare la vita con nuovi occhi
Il 10 Novembre, la Biblioteca popolare “Borgo di Capodimonte” ha ospitato la presentazione del primo romanzo di Maria Rosa Bellezza: “Le lesioni dell’anima”.
Con l’introduzione della responsabile della Biblioteca Patrizia Russo, in un dibattito in compagnia di Anna Copertino, Daniela Merola e Chiara Tortorelli, la storia di Ada e Mizio ha preso forma, narrando quanto bastava per incuriosire l’attento pubblico.
Maria Rosa Bellezza comincia a scrivere il suo primo romanzo incoraggiata dagli amici Anna Copertino e il Mizio della vita reale, decidendo di narrare una storia in parte autobiografica.
La scrittrice rivela come il libro fosse stato originariamente ideato come storia di Mizio, nonna Gelsomina e la loro famiglia, alle prese con quello che definisce il “sentire troppo”, ma, scrivendo, l’autrice ha realizzato come la scrittura di questo testo avrebbe potuto essere un’opportunità per fare pace con una serie di lesioni personali.
È così che nasce la storia di Ada e Mizio, colei che sente poco e colui che sente troppo. I due, riconoscendosi come anime affini e dopo avere affrontato le proprie sfide personali, si rincontrano dopo anni di lontananza e scatta l’amore.
La storia dei due protagonisti mostra come l’amore arricchisca la vita e sia fonte di saggezza, lo strumento principale per conoscere e scoprire noi stessi e il mondo che ci circonda.
Il romanzo restituisce al lettore la sensazione che nulla si perda veramente e la consapevolezza della ciclicità della vita, come sottolineato da Chiara Tortorelli, che non a caso è stata fonte di ispirazione per il nome della sciamana Chiara, guida spirituale di Mizio. Infatti Ada e Mizio, quando si sono separati, hanno vissuto l’inverno, ma, con il loro incontro, torna la primavera.
Ogni cosa che finisce lascia semplicemente spazio a qualcosa di nuovo per ricominciare, imparando dalle esperienze e dalle lesioni che esse lasciano.
“Le lesioni dell’anima” trasmette al lettore un’energia, creando un collegamento intangibile tra quest’ultimo, i personaggi e la storia stessa. Questo deriva dalle grandi emozioni che l’autrice ha infuso in ogni pagina e permette così al lettore, tramite la sua esperienza, di imparare dalle difficoltà della vita, che possono diventare invece punti di forza.