di Giovanni Canestrelli
Il romanzo di Giacomo Casaula è appoggiato sul comodino, accanto all’iPad in carica e al cellulare. Ho appena terminato la lettura, ho spento la luce ma mi accorgo che il sonno è lontano: la mia attenzione è ancora bloccata sulla trama di “Scie ad andamento lento”. Le parole, le frasi, le riflessioni di Giacomo continuano a vorticarmi nella mente, le immagini evocate dalle sue descrizioni si proiettano sullo schermo dell’immaginazione e si ricostruiscono vivide, quasi reali. Ascolto il sussurro del mare pallido che accarezza in inverno la sabbia delle spiagge immense e vuote di Cattolica, vedo l’azzurro luminoso del nostro mare che lambisce le scogliere di una via Caracciolo piena della vita pulsante di Napoli.
Tra queste due realtà, così diverse e distanti tra loro e forse proprio per questo quasi sovrapponibili nella mente dell’autore, si dipana la vicenda di Stefano De Sanctis, uno scrittore che, dopo aver pubblicato la sua prima opera, proprio quello “Scie ad andamento lento” che da il titolo al romanzo, è entrato in crisi di creatività e ha dovuto ripiegare su un monotono lavoro nella redazione di una rivista. La spinta interiore verso la creazione di una nuova storia lo spinge a tornare sull’Adriatico, dove ha trascorso tutte le estati della sua giovinezza, alla ricerca di uno stimolo nuovo, di un evento, di un’emozione che finalmente troverà nell’incontro con una donna, un incontro che gli consentirà di dare libero sfogo al fiume di parole e di idee troppo a lungo frenate dalla sua cupa melanconia.
È il romanzo sulla difficoltà di tradurre in parole, in frasi organizzate, in pensieri coerenti tutto quello che la fantasia e la sensibilità creativa di uno scrittore sente pulsare dentro di sé. Il lettore resta affascinato dal continuo mutare delle prospettive, dei panorami, dei registri stilistici, dei comprimari e delle figure di contorno che riempiono le pagine di questo romanzo. A ciascuna di esse l’autore ha riservato un tocco del suo pennello, utilizzando tutta la gamma cromatica disponibile per rendere vivi, quasi palpabili, tutti i personaggi che Stefano De Sanctis incontra sul suo cammino.
Il linguaggio utilizzato è asciutto ma non freddo, contenuto ma non banale, emotivamente sofferto ma privo di inutili concessioni ad un facile e superfluo sentimentalismo. “Scie ad andamento lento” si legge con facilità, con attenzione, con grande partecipazione. Ci si lega a Stefano, si è portati a condividere i suoi molti turbamenti e le sue poche gioie e proprio questa facilità di immedesimazione, di fusione tra lettore e protagonista fa del romanzo di Giacomo Casaula un lavoro diverso e attraente, che spicca per originalità nel panorama letterario attuale.
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