“Io come Osimhen? Accostamento un po’ improbabile, io avevo altre caratteristiche e forse anche meno delle sue. Osimhen è un attaccante completo, io supplivo a certe cose con la lotta e la voglia. Sassuolo? Società oculata. Berardi ha esperienza, di fatto è una bandiera. Non averlo in campo è un vantaggio per il Napoli”, queste le parole di Andrea Silenzi alla trasmissione Legends – Ci vediamo a Napoli, produzione cura Nexting, in onda su Napflix (canale 116) e Canale 8 (numero 14 sul telecomando) ogni giovedì alle ore 21:00.
“Laurientè è il giocatore più pericoloso del Sassuolo, può mettere in difficoltà gli azzurri. Il Napoli in questo momento è diventata la squadra con mentalità vincente e che gioca a memoria, già partono prima della partita per andare a fare risultato”, ha spiegato Silenzi.
L’ex giocatore azzurro ha parlato anche del suo periodo in maglia partenopea: “Io arrivai a Napoli per sostituire Carnevale, fui pagato 7 miliardi. Venivo da una piccola squadra come la Reggiana, poi mi sono ritrovato con dei mostri sacri. Mi sono trovato bene a livello umano e mi sono divertito. Ognuno metteva qualcosa e alla fine veniva fuori il gruppo. Poi le pressioni che avevi le stemperavi proprio con il gruppo. Supercoppa contro la Juventus? Segnai 2 gol io, 2 Careca di cui uno su assist mio e uno di Crippa. Mi reputo un giocatore fortunato perché ho giocato 3-4 finali importanti e sono stato determinante. Mi ricordano per quello, perché a Napoli in realtà fuori dallo spogliatoio ci furono tanti problemi, la stagione non andò come speravamo. Però sono stato fortunato perché sono ricordato. Maradona?Di lui ho tanti ricordi anche se siamo stati compagni per poco tempo. Come uomo c’è poco da dire, l’abbiamo visto tutti. Basterebbe guardare ogni partita del Napoli: a un passaggio sbagliato non ha mai sottolineato l’errore, anche a chi magari aveva meno qualità. Non ti metteva mai in difficoltà di fronte agli altri. Ora vedo mezzi giocatori che agitano le braccia, Diego non l’ha mai fatto con nessuno. Quando eravamo in spogliatoio facevamo un’analisi statistica sui vestiti dei compagni, eravamo dei bambini cresciuti ma con delle responsabilità importanti”.
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