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Leggere per crescere

La Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, promossa dall’UNESCO nel 1995 e festeggiata in un centinaio di Paesi con molteplici iniziative diverse (che coinvolgono librerie, persone comuni, istituzioni, scuole e mondo dell’editoria), è stata celebrata pochi giorni fa, il 23 aprile.

Una data non casuale bensì legata da una parte alla scomparsa – il 23 aprile 1616 – di alcuni dei più grandi talenti della letteratura mondiale come Shakespeare, Cervantes e Garcilaso de la Vega; e dall’altraalla Giornata del libro di Barcellona, festeggiata – ogni 23 Aprile dall’inizio del 20° secolo – con lo scambio di un libro e di una rosa per celebrare l’amore e la cultura e la città.

Ma al di là della occasione celebrativa, quanto leggono gli italiani?

Secondo l’ISTAT l’offerta dei libri è in crescita (+1,3%) mentre sono in calo i lettori: dal 40,8% al 39,1%

Si assiste peraltro a una polarizzazione della lettura: chi leggeva tanto (solo il 6,4% della popolazione) lo fa ancora di più, mentre chi leggeva poco lo fa sempre meno.

Il rapporto 2023/2024 dell’Associazione Italiana Editori (AIE) dice chela percentuale di chi legge almeno una volta la settimana è passata dal 72% del 2022/2023al 67% del 2023/2024. Inoltre il 3% della popolazione -l’1,5% in più in un solo anno- non legge nessun tipo di libro (classico, elettronico o digitale) per motivi non strettamente scolastici o professionali: il dato più basso in assoluto degli ultimi anni!

i dati degli ultimi 3 mesi accentuano se possibile questo trend negativo: nei primi tre mesi del 2024 l’editoria italiana di romanzi e saggi venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione, è in flessione del 4,8% (1,2 milioni di copie in meno vendute) rispetto al 2023.

I dati ci dicono che il tempo dedicato alla lettura è variabile: il 21% dei lettori legge per più di cinque ore la settimana, il 16% tra le 3 e le 5 ore, il 14% massimo tre ore a settimana, il 18% al massimo due ore a settimana, il 13% massimo un’ora.

Ma chi sono i lettori? Anzitutto l’abitudine alla lettura è in linea di massima più diffusa nel Centro-Nord (46,1%) rispetto al 42,4% del Centro e al 27,9% del Mezzogiorno, e nelle aree metropolitane (47,8%) rispetto a quelle più interne.

Un ulteriore fattore di polarizzazione delle abitudini di lettura è il livello di istruzione: chi non ha studiato oltre la licenza media legge pochissimo e sempre meno (17,1%), contro il 43,2% dei diplomati e il 68,9% dei laureati.

In questo panorama deprimente, è significativamente in controtendenza solo l’editoria per bambini e ragazzi, che – secondo i dati del Children Book Fair di Bologna della prima metà del mese di Aprile 2024 -costituisce il 12% della tiratura complessiva, con un volume di mercato cresciuto, in un anno, del 2,1%.

Un dato importante. Tutti sappiamo infatti quanto sia importante stimolare i bambini e i ragazzi alla lettura, perché permette loro di acquisire più sicurezza, curiosità e creatività e anche di ampliare il proprio linguaggio, le emozioni e le relazioni. Non a caso, soprattutto in età evolutiva e in proiezione futura, si dice che i libri sono una finestra verso il mondo e sono l’arma più potente contro l’ignoranza.

Nella fascia 4-14 anni – con quote più elevate di lettori tra i giovanissimi di 11-14 anni (57,1%) – sono stati il 96% i ragazzi e le ragazze che hanno letto almeno un libro non scolastico negli ultimi dodici mesi, contro il 75% del 2018: durante e dopo la pandemia, soprattutto sotto la spinta di genitori e scuole.

Questi dati del 2023 mostrano quanto sia grande la responsabilità di educatori, genitori, agenzie sociali e istituzioni, nell’indicare e far praticare la via maestra della lettura.

E anche dei docenti dei livelli superiori di studio. Una ricerca recente in ambito universitario ha mostrato da una parte la centralità del loro ruolo nell’indicare agli studenti la necessità e la specificità di materiali editoriali appropriati come strumento di approfondimento e analisi, e dall’altra la conseguente fiducia degli studenti nell’ aderire consapevolmente a questi suggerimenti.

Sui muri dell’Università di Trento spicca una frase di Umberto Eco riportata da un collettivo studentesco: “Chi non legge, a settanta anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: è un’immortalità all’indietro

Speriamo che la politica e la società civile facciano la loro parte nell’assicurare alle nuove generazioni la possibilità di leggere, e così di crescere come esseri umani e cittadini.

 

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Mario De Finis

Docente, formatore e autore di testi in ambito universitario. Credo che promuovere insieme una cultura inclusiva e di pace, ispirata da amicizia e solidarietà, possa cambiare la vita e la storia. A partire dai giovani e dai più fragili.

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