Il 30 ottobre 2012, giorno dell’inaugurazione, i responsabili di Leroy Merlin Afragola erano ottimisti: credevano che il maxi store di ferramenta e bricolage appena aperto in una zona molto popolosa, e per giunta a due passi dall’Ikea, avrebbe avuto un discreto, se non un eccezionale successo. Invece si sbagliavano. Due anni dopo Leroy Merlin Afragola è costretto a chiudere i battenti. Perché la crisi non risparmia nessuno, e gli affari del colosso francese del bricolage non vanno, almeno non in questa zona.
Il 4 gennaio 2015 Leroy Merlin chiude ad Afragola
La data prevista per la chiusura è il 4 gennaio 2015. L’annuncio è stato dato lo scorso venerdì ai 100 dipendenti dell’azienda, 72 con contratto a tempo indeterminato, i restanti part time. Una doccia fredda per tutti. Ma con delle differenze. I 72 assunti a tempo indeterminato hanno una possibilità: se vorranno continuare a lavorare, dovranno trasferirsi nello store di Torre Annunziata/Pompei, che sarà inaugurato proprio a gennaio. Una scelta obbligata, da fare seppure a costo di tanti sacrifici. Perché tutti i dipendenti di Leroy Merlin Afragola abitano nel raggio di 10 km dallo store. E da gennaio per andare a lavoro saranno costretti a spostarsi di 40 km. Quanti sacrifici per salvare il posto di lavoro.
Leroy Merlin chiude: i dipendenti di Afragola andranno a Torre Annunziata
Eppure, secondo l’azienda, il travaso di manodopera resta l’unica scelta possibile “per salvaguardare la professionalità e il prezioso lavoro svolto da tutti i 72 collaboratori coinvolti, con l’obiettivo di garantire loro e alle loro famiglie, la serenità e la sicurezza del proprio posto di lavoro, nel pieno rispetto della filosofia aziendale di Leroy Merlin che crede in un rapporto di dialogo e fiducia con i propri collaboratori”.
Grande distribuzione in sofferenza nell’hinterland partenopeo
Resta però l’incognita per i circa 30 lavoratori con contratto part-time, che probabilmente non avranno lo stesso, fortunato destino. Intanto l’area nord della periferia partenopea continua a soffrire gli esiti nefasti di una crisi che non risparmia né i piccoli esercenti, né le catene multinazionali della grande distribuzione.