di Giuseppe Parente
Gli effetti negativi del decreto del sub commissario alla Sanità della Regione
Il decreto del sub commissario alla Sanità della Regione Campania che sottopone ad autorizzazione preventiva alcune prestazioni nelle altre regioni meridionali comincia a mostrare i suoi effetti negativi. Sono diversi i pazienti, residenti nelle cinque provincie della Campania, che pur di esercitare il diritto costituzionalmente tutelato alla libertà di scelta della cura, hanno accettato di pagare di tasca propria le prestazioni del servizio sanitario nazionale.
Segno evidente di come la sanità campana non goda di buone condizioni di salute. Non si tratta, in questo caso, di una normale procedura “intramoenia”, cioè l’acquisto della prestazione da parte di un dipendente del sistema sanitario che nel tempo libero esercita la libera professione, storico privilegio della lobby medica che nessuna seria riforma ha affrontato, ma proprio dell’accesso all’attività ordinaria, con le modalità caratteristiche degli interventi chirurgici programmati, con iscrizione alla lista d’attesa, pre-ricovero per gli accertamenti di rito ed infine operazione.
Un caso, quello campano, più unico che raro, anche in considerazione di una prassi, ormai consolidata, che prevede la libera scelta dei pazienti con le Regioni a compensarsi successivamente le prestazioni sulla base di un tariffario condiviso.
All’Ospedale di Potenza, quasi un mese fa, è giunto Carlo, giovane avvocato salernitano con la passione per la pratica sportiva, che ha subito una lesione dei legamenti crociati al ginocchio destro e l’intervento effettuato in Campania, in una struttura pubblica, lo ha lasciato insoddisfatto. Il professionista salernitano, grazie al passaparola di un amico sportivo, operato a Potenza, dopo essersi rotto i legamenti all’altro ginocchio, decide di emigrare.
Carlo per sua fortuna guadagna bene e può anche non aspettare l’autorizzazione del sub commissario regionale, pagando di tasca sua l’intervento che costa, secondo tariffa, 2000 euro. La sua richiesta è stata accettata dall’ospedale, per cui l’intervento è stato programmato secondo l’ordinaria lista d’attesa, che prevede tempi davvero rapidi, una quindicina di giorni circa. Carlo dopo 15 giorni è stato operato, un’ora sotto i ferri, intervento riuscito, e dopo 24 ore il paziente è rimandato a casa.
Nel caso in cui il ricorso presentato dall’Aor San Carlo e dall’Asp di Potenza contro il decreto del sub commissario dovesse essere accolto, il giovane professionista sarà rimborsato dall’Aor che provvederà a chiedere il rimborso delle prestazioni alla Regione Campania.
Al ricorso, presentato il 30 aprile scorso, si è aggregata l’associazione Cittadinanza Attiva Tribunale del malato, seconda la quale si sarebbe leso il diritto di libera scelta sanitaria del paziente. L’avvocato salernitano ha fatto scuola e ci sono già altri quattro pazienti campani che accettando di assumersi i costi, hanno chiesto di essere operati a Potenza e che ora aspettano di essere chiamati, secondo lo scorrimento delle liste d’attesa, segno evidente di come i cittadini della regione governata da Caldoro sui problemi di salute stiano imparando a scegliere attentamente, non accontentandosi dell’offerta più comoda e guardando alle elevate professionalità ed alle moderne tecnologie che l’ospedale San Carlo di Potenza, in questo caso, può offrire loro.
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