L’impianto di compostaggio a Scampia non lo vuole nessuno, nemmeno gli imprenditori

E' andata deserta la gara d'appalto per l'affidamento a privati della realizzazione dell'impianto. Ennesimo flop per il sito di compostaggio di Scampia, ma il Comune ha già pronto un piano B

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L’avviso per la manifestazione di interesse scadeva il 7 marzo, ma nessun privato si è presentato per candidarsi alla costruzione dell’impianto di compostaggio a Scampia, che dovrebbe essere il primo a gestione comunale. Nonostante le numerose proroghe dei termini decise dall’amministrazione comunale e dall’Asia, nessun imprenditore sembra interessato all’offerta. Insomma, questo sito di compostaggio a Scampia non lo vuole proprio nessuno.

Ancora un flop per la gestione rifiuti comunale.

Uno schiaffo per l’amministrazione De Magistris, che tanto ha investito, in termini sia ideologici che pratici, sulla realizzazione dell’impianto che dovrebbe essere il caposaldo per una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti, targata Comune di Napoli. Ma De Magistris e Sodano non intendono arrendersi, e hanno già pronto un piano di riserva. “Non ci lasceremo scoraggiare, faremo da soli. Bisogna costruire opere murarie per 5 milioni di euro e le macchine possiamo prenderle in leasing” ha dichiarato il vice-sindaco Tommaso Sodano. Una scelta molto, forse troppo costosa per le casse del Comune, certo non traboccanti.

Le polemiche sulla costruzione dell’impianto.

Intanto, come documentato qualche mese fa dalle telecamere di Road Tv Italia, continuano i dubbi e le polemiche in merito alla costruzione dell’impianto, che se da un lato consentirebbe lo smaltimento in loco della frazione umida dei rifiuti partenopei, attualmente inviati in siti di compostaggio fuori Regione a costi esorbitanti, che si ripercuotono sulla tassa sui rifiuti pagata dai cittadini napoletani, d’altra parte desta preoccupazioni soprattutto per quanto riguarda la scelta del luogo di realizzazione: il sito di compostaggio di Scampia infatti sorgerebbe a pochi metri da alcune abitazioni, in una zona non idonea e che, soprattutto, ha già pagato un prezzo altissimo alla causa – e alla malagestione – del ciclo dei rifiuti.