Dopo l’ennesima tragedia, stavolta avvenuta in Puglia, tra Andria e Corato, la domanda continua a farsi sempre più insistente: quanto è sicuro viaggiare nei treni italiani, soprattutto sulle linee ferroviarie del Sud?
Il caso Andria-Corato non è l’unico, infatti, della storia italiana. Si può ricordare la tragedia del ’44 tra Battipaglia e Potenza: ci furono 521 morti. Secondo uno studio condotto dall’Istat l’Italia è uno dei paesi europei meno attrezzati dal punto di vista ferroviario.
L’Italia è attrezzata di una rete ferroviaria che si estende per più di 5000 km per tutta la penisola, di cui, però , solo il 34% arriva nella punta dello stivale. Quindi le corse sono ristrette e anche la qualità scarseggia. Perché se le linee a doppio binario in Italia rappresentano il 45% del totale, nelle regioni meridionali i treni viaggiano spesso su un unico binario: nel 70% dei casi.
Per ovviare al maggiore rischio del traffico ferroviario sulle due direzioni nello stesso binario, sono stati introdotti sistemi di controllo automatici che, se si presenta il caso, sono in grado di evitare l’errore umano. Ma nemmeno questi controlli automatici, come l’accaduto degli scorsi giorni ha dimostrato, ci permettono di viaggiare in sicurezza e tranquillità. Le persone che viaggiavano su quel treno erano pendolari, studenti che, chi per portare avanti una famiglia, chi per portare avanti un sogno, sacrificavano le loro giornate, passandole in maggioranza su quei binari. Queste cose spaventano, ma ciò che maggiormente dovrebbe preoccupare è che lo Stato fa poco e nulla per mettere le cose apposto e, come sempre, a rimetterci sono gli italiani, che ci rimettono non solo soldi e salute, ma addirittura, come in questo caso, la vita.
Chiara Esposito
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