Considerato lo scatto del secolo, il 10 aprile è stata pubblicata la prima foto di un buco nero.
Non si tratta di un’effettiva fotografia, ma della trasposizione di emissioni elettromagnetiche non visibili all’occhio umano. Sono stati necessari anni di lavoro per combinare i dati in modo da ottenere l’immagine, che mostra la silhoutte di un buco nero, dalla quale non fuoriesce nemmeno la luce.
Come accadde esattamente 100 anni fa, in seguto alla prima foto di un’eclissi solare, la teoria della relatività di Eistein ritrova un’ulteriore conferma. Attraverso la foto si evince che l’orizzonte degli eventi, la superficie limite oltre la quale nessun evento può influenzare l’osservatore esterno, è circolare piuttosto che piatto.
Per l’osservazione dell’oggetto sono stati utilizzati diversi telescopi posti a centinaia di chilometri di distanza, in modo da formare una parabola grande quanto l’intero pianeta.
Ogni telescopio ha raggiunto in totale migliaia di Terabyte di dati, troppo pesanti da inviare via internet. Ecco perché gli hard disk sono stati trasportati per via aerea verso l’Haystack Observatory e al Max Planck Institut fur Radioastronomie, i due centri contenenti i supercomputer.
I dati pubblicati sono quelli raccolti da una campagna osservativa del 2017. I soggetti da fotografare dovevano essere due: il buco nero al centro della galassia M87 – quello di cui abbiamo l’immagine – e quello al centro della Via Lattea, Sagittarius A. Ottenere l’immagine del secondo soggetto non è stato possibile a causa della forte concentrazione di polvere al centro della nostra galassia.
Alla ricerca hanno collaborato anche due membri dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), Elisabetta Liuzzo e Kazi Rygl, e anche alcune ricercatrici dell’Istituto Nazionale di Fisica Quantistica come Mariafelicia de Laurentis dell’Università di Napoli Federico II.
Andrea Cirillo
Enrico Martorelli