Sono costretti a disdire le prenotazioni gli oltre 60 mila locali che si trovano nelle nuove regioni arancioni dove è vietato da oggi il servizio al tavolo e al bancone in bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti delle nuove ordinanze che classificano Emilia Romagna, Campania e Molise in zona arancione dove già si trovano Abruzzo, Liguria, Toscana e provincia di Trento mentre i governatori dell’Umbria e di Bolzano hanno autonomamente innalzato il livello di allerta al rosso per determinate aree dei loro territori.
Una decisione che nelle nuove regioni ‘arancioni’ – sottolinea la Coldiretti – spezza di fatto un weekend importante per l’arrivo del caldo che spinge gli italiani ad uscire di casa con perdite di milioni di euro per la ristorazione e decine di migliaia di lavoratori costretti a rimanere a casa.
Ma gli effetti si fanno sentire anche sui contagi con il clima mite che favorisce gli assembramenti nelle piazze, lungo le vie dello shopping, nel lungomare o davanti ai locali della ristorazione dove all’interno sono state i adottate importanti misure di sicurezza, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso.
L’apertura durante il weekend – stima la Coldiretti – vale in questo momento l’80% del fatturato settimanale di ristoranti, pizzerie ed agriturismi duramente provati dall’assenza del turismo e dallo smart working infrasettimanale che travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Se nelle zone arancioni e rosse è consentita la sola la consegna a domicilio o l’asporto, in difficoltà si trovano anche le filiere nelle zone gialle, a minore criticità, dove la ristorazione al tavolo è consentita comunque solo dalle ore 5,00 alle 18,00 con la possibilità della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 per l’asporto.
La filiera della ristorazione, con aperture a singhiozzo, si classifica tra quelle più duramente colpite dalle misure restrittive che hanno provocato un crack senza precedenti per la ristorazione nazionale che dimezza nel 2020 il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti su dati Ismea.
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