Ancora una volta un bellissimo lavoro letterario della scrittrice Carmela Politi Cenere che con “L’ombra di masaniello vaga per piazza del Mercato” ci regala col suo stile avvincente ed immediato una delle pagine più particolari e controversie della storia del nostro mezzogiorno.
Il romanzo è soprattutto la storia di un tradimento, di un uomo Masaniello che venne si ucciso, dai suoi stessi compagni, ma sconfitto in qualche modo dalla storia stessa.
L’uomo Tommaso Aniello d’Amalfi meglio noto come Masaniello, giovane pescatore, in qualche modo potrebbe essere un personaggio mito dei giorni nostri, come sicuramente lo è stato ai suoi tempi
la figura di Masaniello, nell’immaginario Partenopeo simbolo di lotta contro i soprusi patiti dai più deboli. Una sorta di Robin Hood con un finale diverso.
Ma questo romanzo è soprattutto un’alternanza tra il presente il passato, dove i due protagonisti, i giornalisti Anna luce ed Alfonso, decidono di sposarsi e di celebrare nozze alla chiesa del Carmine, chiesa che accoglie la cripta di Masaniello.
Ed è qui che entra in scena l’anziana maestra di Alfonso, che come moderno Virgilio potrà narrare di masaniello a partire dalla sua giovinezza al matrimonio con la bella Bernardina Pisa, passando per la nomina di capitano del popolo nella rivolta del luglio del 1647 fino all’assassinio.
Ne viene fuori un duplice ritratto di quest’uomo, quello umano, che lo rende vicino e completamente immerso nella problematica della grande povertà e miseria del popolo, e quello storico, che evidenzia i motivi della ribellione del popolo e l’esasperazione di Masaniello.
La professoressa Politi Cenere fa una ricerca accuratissima avvalendosi di moltissimi testi che rendono ancora più grande ed immensa la figura di Masaniello e la storia.
Cura ed attenzione con uno stile ricercato di grande bellezza nella descrizione dei tesori napoletani e dei personaggi.
Così come attenta è la scelta delle parole per non rendere mai anonimo e casuale ogni discorso che i protagonisti di questo splendido romanzo ci regalano grazie alla sua autrice.
L’autrice riesce a descriverci un masaniello debilitato dal digiuno e dallo stress di quei giorni del 1647, ben cosciente della congiura che si stava organizzando ai suoi danni, avvelenato dalla rosa spina Ed ai primi segni di squilibrio venne catturato e ucciso a colpi di archibugi, da quelli che lui riteneva i suoi amici, i suoi compagni. La testa venne portata al viceré affinché si potesse provare che realmente era stato ucciso, mentre i suoi miseri resti furono abbandonati per l’intera piazza e dati in pasto ai can. Il giorno dopo alcuni miserevoli popolani raccolsero i miseri resti che formarono i tumulati nella chiesa del Carmine.
Ancora più grave ed umiliante fu la sorte che tocco alla moglie Bernardina Pisa, che dopo l’umiliazione, l’offesa e le violenze successivi alla morte del suo amato Aniello, fu costretta a prostituirsi per poter vivere.
La riflessione dell’autrice sulla realtà sociale napoletana anche se armoniosamente dedicata da uno sguardo di chi ama la sua città d’origine, non tralascia di evincerne le storture ho le manchevolezze. Emerge prorompente un senso di riscossa che si rende necessario, per la salvezza della città di Napoli e dell’Italia tutta. Quello slancio ricolmo d’amore che ha permesso a Masaniello di entrare nella leggenda.
(Carmela Politi Cenere fondatrice dell’associazione culturale Emily Dickinson e del Premio Letterario Internazionale dello stesso nome giunto alla 20ª edizione Dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fu decorata con una medaglia di rappresentanza per l’ottima attività svolto a favore della cultura vincitrice di molteplici premi letterari e tante le tesi di laurea discusse sulle sue opere la rivista di cultura “Galleria” diretta da Leonardo Sciascia, Mario Petrucciani e Jole Tognelli nel 1986 le ha dedicato due pagine).
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