“La Corte di Appello di Salerno, con sentenza appena emessa, ha stabilito che al magistrato di Catanzaro, Luigi de Magistris, oggi Sindaco della nostra città, furono tolte con abusi gravi e violazione di legge, le inchieste “Poseidone” e “Why Not””. Con queste parole inizia il post scritto su Facebook all’assessore alle politiche giovanili di Napoli Alessandra Clemente, che ricorda che “oggi, coloro che hanno commesso il reato di abuso di ufficio non possono essere condannati perché prescritto, dice anche la sentenza. Ma noi non possiamo essere indifferenti davanti a questa notizia“.
“Luigi de Magistris è un uomo delle Istituzioni che non ha prescritto la dignità e l’amore per la GIUSTIZIA che nel nostro Paese è sopratutto lotta – continua Alessandra Clemente -. De Magistris, quando era pm a Catanzaro, subì una guerra di logoramento, prima, da certa politica che lo bombardava di interrogazioni parlamentari, dopo, da abusi, commessi da suoi colleghi magistrati, politici e uomini di governo, con la finalità di fiaccare le sue inchieste e togliergliele per farle approdare, così come è stato, su un binario morto”.
“La Corte di Appello di Salerno ha riconosciuto come commesso in violazione di legge il provvedimento di revoca del procedimento “Poseidone” avvenuto il 29.3.2007 ad opera dell’allora procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone. Atto commesso col concorso del senatore di Forza Italia, Gian Carlo Pittelli e dall’allora sottosegretario del Ministero delle Attività Produttive, Giuseppe Galati, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d’ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. La Corte di Appello ha inoltre riconosciuto commesso in violazione di legge il provvedimento di avocazione del procedimento “Why Not” avvenuto il 19.10.2007 ad opera dell’allora procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, dell’avvocato generale facente funzioni di procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catanzaro, Dolcino Favi in concorso con l’imprenditore della Compagnia delle Opere Antonio Saladino, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d’ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione”.
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