“La gastrite quest’anno ha un nome e un cognome…”, sulla chat delle maestre è stato addirittura paragonato a malattia dell’apparato digerente Giovanni (nome di fantasia, ndr), un bimbo di 8 anni, affetto da gravi patologie, a cui, purtroppo, si sono aggiunti il deficit dell’attenzione e l’iperattività combinata con un disturbo oppositivo provocatorio. Un alunno che aveva bisogno di assistenza e non di punizioni.
Ciò, che gli accadeva in classe, la madre, Katia (nome di fantasia, ndr), l’ha saputo grazie a una insegnante coscienziosa la quale le ha trasferito i messaggi che le maestre si scambiano via WhatsApp. Ed è stato così che la donna, si è spiegata il cambio di umore di suo figlio, il suo stato psicologico. “Ma il mio bambino – spiega la donna all’Ansa – ha bisogno di essere integrato e non emarginato impedendogli di andare a scuola e anche di consumare i pasti insieme con i suoi compagni di classe, per punirlo, com’è accaduto”.
“Nella chat – spiega ancora Katia – le insegnanti si metteva d’accordo sulla versione dei fatti da riferirci, per farci credere che Giovanni era un bimbo violento. Non hanno compreso che, invece, combatte ogni giorno con i suoi fantasmi e le sue difficoltà causate dalla disabilità”. Katia, dopo essersi messa in contatto con “La Battaglia di Andrea”, associazione napoletana che si batte per i diritti delle persone diversamente abili, ha deciso di denunciare tutto alla Procura della Repubblica di Torino avvalendosi del penalista partenopeo Sergio Pisani. Ed è pronta a consegnare i contenuti di quelle chat.
“Probabilmente ci sono numerosi casi simili in Italia – dice Asia Maraucci, presidente dell’associazione – ma ci teniamo anche a dire che fortunatamente in percentuale sono la minoranza e che la scuola funziona molto bene. Ne sono testimoni anche queste maestre che prendono le distanza dalle colleghe e denunciano tutto alle mamme”.
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