Le parole del fondatore di Libera, don Ciotti, in occasione di un incontro a Scandicci.
“Dobbiamo dirci che le mafie sono tornate più forti di prima, la corruzione dilaga ma tra i cittadini c’è una percezione molto bassa di questi fenomeni che oggi riguardano principalmente il Centro e il Nord. Sulla carta abbiamo una buona legislazione che però non viene applicata. A volte la mediazione politica al ribasso ci fa compiere passi indietro e non in avanti”. Lo ha detto il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, nel corso di un incontro a Scandicci, in provincia di Firenze. Secondo quanto riferito dalla pubblicazione pellegrinogiornale.it, don Ciotti per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse europee e i pericoli di infiltrazione da parte delle organizzazioni malavitose ha messo l’accento sui risultati che sono stati conseguiti in questi anni: “le cooperative che sono nate e le città come Palermo e Napoli che sono molto cambiate”.
Il meeting, avvenuto il 15 febbraio al Teatro Aurora, è stato anche l’occasione per presentare l’ultimo libro di Ciotti “Amare non basta”. “Abbiamo bisogno del noi, non di navigatori solitari”, ha detto il prete antimafia che quest’anno compirà 77 anni. Il suo primo pensiero è andato al magistrato Antonino Caponnetto di cui nel 2022 ricorrono i 20 anni dalla morte. Fu lui a lanciare l’idea di un pool di magistrati che lavorasse alle indagini sulla criminalità organizzata e coinvolgesse personaggi del calibro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “E’ stato un uomo che ha onorato le istituzioni e la magistratura e che ha sacrificato la sua famiglia. Ai suoi funerali non fu presente alcun rappresentante dello Stato ma c’erano tanti giovani e tante belle persone e sono certo che lui fu contento così”.
Il fondatore di Libera ha poi spiegato: “La mafia ha paura della scuola perché l’educazione è generatrice di vita. Purtroppo le politiche sociali del nostro Paese non rispondono al bisogno della diffusa povertà educativa”. Per questo don Luigi ha rilanciato anche da Scandicci la sua idea di una città educativa. “Non possiamo scaricare tutto sulla famiglia e sulla scuola. Anche le altre componenti della comunità devono entrare in gioco. Abbiamo bisogno del contributo dello sport, dell’arte, della musica, del cinema. Inondare il territorio perché c’è bisogno del contributo di tutti”. Anche della Chiesa che, secondo Ciotti, deve fare proprie le parole di Papa Francesco (“Dà fastidio parlare di un Dio che esige un impegno per la giustizia”): “Dio abita in mezzo a noi, lo incontriamo nella vita, in coloro che fanno più fatica”.
Come immagina il futuro il sacerdote finito sotto scorta per le minacce? Non bellissimo visto che i condannati a 30 anni nel maxi processo sono usciti dal carcere perché hanno finito di scontare la loro pena e sono quindi liberi di riprendere le loro attività criminali. “Il problema mafioso è molto serio. E’ cambiato soltanto il suo sistema di azione. Oggi c’è meno sangue, meno stragi, ma più usura, più gioco d’azzardo, più traffico di droga e di rifiuti, più estorsioni”. Da qui un invito che non permette diserzioni: “L’amore è importante ma non basta se non si coniuga con un impegno a costruire la giustizia”. Per questo, prima di scendere dal palco, ha suggerito alla platea di tenere in una mano il Vangelo e nell’altra la Costituzione italiana.