Il magistrato Maresca minacciato per le sue denunce sulla situazione delle carceri

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Con il magistrato napoletano, hanno subito pesanti attacchi anche il consigliere del Csm Nino Di Matteo e il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

E’ come se avessero cancellato la parola mafia dal nostro ordinamento giuridico“. Non usa mezzi termini, Catello Maresca, magistrato napoletano che da pm antimafia ha diretto le operazioni per la cattura della ‘primula rossa’ dei Casalesi, ll boss Michele Zagaria, e oggi e’ in forza alla procura generale di Napoli. Maresca sintetizza cosi’ quello che a suo giudizio e’ un periodo di rischio nella lotta alle mafie legato alla gestione dell’emergenza con virus all’interno delle carceri. Il magistrato e’ stato bersaglio soprattutto sui social di minacce e ingiurie per la netta presa di posizione all’indomani della nota del Dap del 21 marzo scorso che di fatto ha reso possibile la scarcerazione anche di persone in alta sicurezza se hanno patologie o eta’ tali da essere a potenziale rischio Covid-19 all’interno degli istituti penitenziari. Sui social analoghi attacchi sono stati rivolti contro il consigliere del Csm Nino Di Matteo, che all’organismo di autogoverno della magistratura aveva chiesto di aprire una pratica sul decreto Liquidita’, e il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

L’elenco di detenuti legati al clan e scarcerati nell’ultimo mese e’ di qualche decina di persone, e annovera dal boss di Avola, Paolo Zuppardi, autore tra l’altro di minacce al vicedirettore dell’AGI, Paolo Borrometi, a Milos Stizanin, il serbo che nel 2012 travolse e uccise con un Suv un vigile urbano, al capo del clan Rea-Veneruso Antonio De Luca, al capo mafia Carmelo Vito Foti, al narcotrafficante Giuseppe Malvone, per citarne solo alcuni. “Si doveva pianificare una una strategia prima ancora che si verificassero le rivolte del 7 e 8 marzo scorso in 22 istituti di pena“, dice Maresca. Gli effetti diretti del decreto Svuotacarceri, i circa 5.000 detenuti che hanno potuto tornare a casa perche’ avevano un breve residuo di pena da scontare, non sono certo l’oggetto principale delle sue considerazioni. Alla base della valutazione negativa di Maresca del provvedimento ci sono piuttosto gli effetti indiretti, il fatto cioe’ che in base a un semplice modulo “si aggira l’iter definito dalla legge per cui l’istanza di scarcerazione viene proposta o dai Pm o dal detenuto attraverso i suoi legali, e gettata la palla nel campo del giudice in nome del coronavirus“.

Maresca: “se ci sia stata o meno una regia di queste rivolte lo diranno le indagini”

Dopo la rivolta nelle carceri per la sospensione dei colloqui con i parenti – sottolinea il magistrato – si e’ innescato un meccanismo perverso. Se ci sia stata o meno una regia di queste rivolte lo diranno le indagini, ma di sicuro ci sono state modalita’ analoghe in 22 carceri. Io personalmente ho maturato la convinzione che se c’e’ stata una una regia occulta, questa e’ in capo ai gruppi organizzati criminali. Non a caso, proprio nel carcere di Napoli Poggioreale, un un elemento di spicco degli scissionisti dei Di Lauro, Giuseppe Bastone, ha sottolineato come nel suo padiglione fosse rimasto tutto tranquillo“. E, fa notare ancora il sostituto procuratore, ora i detenuti hanno ottenuto quanto non era mai stato loro concesso, anzitutto videochiamate con i parenti anche attraverso Skype, colloqui non intercettabili proprio per lo strumento attraverso cui avvengono. “In astratto sarebbe possibile tenerli sotto controllo – spiega Maresca – ma nella realta’ e’ complicato. E si sa che nei periodi particolari a dare impulso all’azione delle cosche sono i capi anche se in carcere e persino in regime ‘duro’“. Inoltre ora sono possibili i bonifici on-line e con importi consistenti, anche 2mila euro, e, all’interno di una casa circondariale, avere a disposizione del denaro consente di innescare meccanismi di ‘fidelizzazione’ di chi non ha”.

Dunque, “si e’ creata una condizione difficilmente reversibile nella lotta contro la criminalita’ organizzata“. “Quello che io ho denunciato in diverse sedi era uno stato dell’arte a mio avviso preoccupante – rimarca il magistrato – non so se ci sia stata una sorta di regia nelle minacce ricevute da me, Gratteri e Di Matteo, che certo non possono essere lasciati soli questa battaglia. Spero di no. Credo di no. Altrimenti la situazione sarebbe molto piu’ grave“. Il post coronavirus per gli inquirenti e per l’ordine pubblico si potrebbe presentare pesantemente inquinato. “Questo non e’ un allarme insensato – dice ancora Maresca – sicuramente misure sanitarie all’interno delle carceri adeguate avrebbero evitato questo rischio. Non ci possiamo permettere di fare regali alla criminalita’ organizzata. E’ invece sembrato che il coronavirus avesse cancellato la parola mafia dal nostro ordinamento giuridico. Non e’ stato approcciata la materia come cosi’ come avrebbe richiesto“.