di Antonio Esposito
“E’ facile pensare che proprio da lì addirittura partiranno nuove multe e che, manco a dirlo, ricadranno sulle nostre tasche”- così afferma Antonio Trotta, esponente di rilievo di vari comitati che si battono per una politica più ecosostenibile – “Per l’ennesima volta si ignorano le direttive che proprio l’Unione Europea ha più volte indicato: priorità al Riciclo, al Recupero di Materia e al Riuso”.
Nonostante le innumerevoli manifestazioni, talvolta anche con picchi di violenza incontrollata, sono palesemente il ritratto di una popolazione che si sente abbandonata dalle istituzioni. Nonostante quanto riportato, la Regione ha optato per la messa in opera di Inceneritori e Discariche.
“Quattro bruciatori hanno fatto! Quattro!” gridava un uomo durante l’ultima manifestazione anti inceneritori.
La scelta bipartisan, adottata negli ultimi due decenni, ha portato solo ad uno status di emergenza perenne, facendo in questo modo sprofondare l’immagine di una città meravigliosa come quella di Napoli in un baratro di paura e di vergogna.
“Una reale volontà a superare le fasi emergenziali avrebbe comportato ben altre decisioni, in direzione opposta a quella perseguita finora. La divisione immediata dell’umido dall’indifferenziato, divieto di vendita di prodotti monouso e l’eliminazione di inutili imballaggi dalla fonte sarebbe stata sicuramente una soluzione che avrebbe trovato un suo riscontro nel breve e nel lungo termine” afferma Trotta, e continua “Una reale volontà a dotarsi di un piano virtuoso avrebbe comportato, già a partire dall’ultima grande emergenza del 2007/8, una differenziata porta a porta che mirasse al 100% e la costruzione di impianti di Compostaggio per la frazione organica da tradurre in prezioso fertilizzante”.
I Centri di Compostaggio richiesti, a quanto pare, apporterebbero un notevole incremento sul piano occupazionale (altra nostra endemica emergenza), ed i costi di realizzazione sarebbero notevolmente inferiori ai 350 miliardi necessari per la costruzione di un inceneritore.
I Cittadini sono stufi e da tempo chiedono di fermare il martirio di una regione che mai più potrà fregiarsi dell’aggettivo che in antichità le fu attribuito in virtù della sua ricchezza naturale e la sua fertilità: “Felix”!
Concludendo, come sancito dall’Art. 32 della Costituzione, lo Stato deve (o in questo caso dovrebbe) salvaguardare la salute pubblica e ambientale, cosa che però, non sembra abbia avuto ancora un felice e civile riscontro.
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