Mandragora, dalle radici alla forma delle foglie: come riconoscerla

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La Mandragora assomiglia molto agli spinaci o alla bietola selvatica, alla borragine, e se non si fa molta attenzione a confonderla ci vuole un attimo.

Potrebbe essere frutto di un errore, di un mancato riconoscimento della pianta – la Mandragora – la causa dell’avvelenamento di dieci persone appartenenti a due nuclei familiari ricoverate nei giorni scorsi per intossicazione all’ospedale Santa Maria Delle Grazie, nei pressi di Napoli. La Mandragora, infatti, assomiglia molto agli spinaci o alla bietola selvatica, alla borragine, e se non si fa molta attenzione a confonderla ci vuole un attimo.

Data la forma delle sue radici (sembrano un uomo in miniatura), nell’antichità la Mandragora veniva considerata una pianta dai poteri soprannaturali, tanto che quando ci si metteva in procinto di estirparla gli antichi erano soliti rispettare un certo rituale. Ma si tratta di una pianta molto comune in tutto il Mediterraneo. Tutta la pianta, però, è pericolosa: contiene infatti alcaloidi come scopolamina, atropine e ioscina e in passato era usata a scopo lenitivo, analgesico, anestetico e anche afrodisiaco.

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Erba perenne della famiglia delle solanacee (come i pomodori) con fiori di un blu pallido, frutti gialli, foglie oblunghe ovali e radici spesse, carnose e spesso biforcute, se ingerita può dare nausea, vomito, problemi intestinali, secchezza delle fauci e difficoltà a urinare per intossicazioni leggere fino, appunto, a allucinazioni, delirio e tachicardia. Ci sono stati a suo tempo anche dei casi di morte per sospetto avvelenamento.

Ma come distinguere una mandragora da una semplice borragine? Gli esperti consigliano intanto da fare subito un’analisi del picciolo, cioè il gambo che permette l’ancoraggio al fusto della pianta. Quello della borragine è tipicamente “spinascente”, cioè piccole spine che nel raccoglierla producono dolore, una sensazione di fastidio.

Il picciolo della mandragora è invece tipicamente liscio, simile per composizione a quello della bietola, pelosetto. Un’altra differenza tra le due riguarda la conformazione della foglia: stretta e allungata con finale a punta, la mandragora, mentre la borragine è ovale e i contorni tendono a entrare direttamente in modo netto e perpendicolare al picciolo mentre la foglia si presenta increspata, ruvida e al tatto spinosa e fastidiosa.

E poi spesso è maculata mentre queste non sono presenti nella foglia della mandragora ma anch’essa è increspata e ogni tanto delle spine sottili che però non si possono mai paragonare a quelle della borragine.

Altro elemento distintivo è l’odore: quello della mandragora non è per nulla gradevole, anzi piuttosto fetido, mentre il profumo della borragine assomiglia a quello del cetriolo. Altra caratteristica è un piccolo picciolo per la mandragora, lunghissimo picciolo per la bietola selvatica. Anche cinque o sei volte più lungo della foglia. Entrambe però hanno fiori blu pallido, ma mentre quelli della mandragora partono direttamente da terra, quelli della borragine crescono sul fusto.

Frequentemente le due piante si trovano anche vicine, crescono l’una nei pressi dell’altra. Fare un confronto serio potrebbe essere un gioco da ragazzi.