Durante le indagini sull’incendio doloso di Città della Scienza e il malcontento spropositato delle associazioni per l’estromissione della cittadinanza e del Comune di Napoli dai lavori per Bagnoli Futura, la Bozza del Piano Renzi per il commissariamento della bonifica e della ricostruzione edilizia dell’area (e che in queste ore giunge nelle stanze del Quirinale per la firma del Presidente) inasprisce e rincara il modus operandi autoritario della Regione Campania e del governo nazionale.
Già la bozza provvisoria di due settimane fa prevedeva, tra i punti più discutibili, la scelta di un commissario al di sopra delle parti, possibilmente completamente estraneo a Bagnoli e alle diatribe intorno la sua questione (ma probabilmente anche più idiota, manipolabile, e ignorante dei problemi e delle storiche esigenze del territorio). I cittadini e il Comune non avevano voce in capitolo sulla scelta del commissario, e non erano presi in considerazione nemmeno relativamente, per lo sviluppo del piano di bonifica e di riqualificazione urbanistica.
Secondo il I piano la proprietà dei terreni comunali passa nelle mani del commissario designato, il quale ne deciderà, senza vincoli, destinazione e finalità. L’intero complesso della I bozza di Renzi era già caratterizzata dal bonapartismo ma, adesso, crea, addirittura, un triumvirato tra il commissario, il presidente Caldoro e il primo ministro in carica. Il conflitto di interessi tra gli ultimi due sembra plasmare ancora di più il futuro volto del commissariamento, un organo autoritario e di larghe intese tra i partiti, il quale come un vero e proprio comitato di affari accentratore, elargisce e concede a suo gusto.
Tutto questo, giusto per fare una precisazione, viene perpetrato durante i preparativi della Convention del Pd dove si discuterà anche di democrazia diretta e partecipativa.
La concezione del commissariamento continua ad aggravarsi e a discapito del Comune di Napoli e delle associazioni per Bagnoli. L’atteggiamento antidemocratico, che affida il potere di veto esclusivo al governatore Caldoro, viene esasperato. Il piano di speculazione edilizia si rinsalda sempre di più entro difese immunitarie autoritarie e anti-democratiche, bypassando addirittura il territorio, che per l’ennesima volta verrà sventrato e cementificato.
Napoli non ha necessità neanche di un vano in più nel suo comprensorio, migliaia di quelli già esistenti o sono vuoti o cronicamente sfitti. Invece di fornire aree verdi e strutture sociali in grado di ristabilire un equilibrio sulla superficie comunale tra macchia mediterranea e suolo edificato, si continua a compiere l’atto criminale della “speculazione legale”.
Nel frattempo in una nota i consiglieri comunali dei Verdi Carmine Attanasio e Teresa Caiazzo fanno sapere che “non si tocca nulla senza il consenso dei napoletani. Essi porranno in questi giorni l’accento sulla rappresentatività del Consiglio Comunale che non può e non dev’essere espropriata da nessun provvedimento di stampo fascista. Il soggetto esecutore indicato dal Governo dovrà solo eseguire quanto previsto dal piano regolatore disegnato da un Consiglio Comunale democraticamente eletto”. Nessuna barricata, affermano Attanasio e Caiazzo, ma solo un invito a ragionare. Se quest’invito fosse disertato, fanno sapere, “saremo costretti ad operare una serie di lunghissimi ricorsi che renderanno vano qualsiasi tipo di attacco alla Costituzione e alle prerogative istituzionali dei consessi democraticamente eletti. Siamo disponibili, concludono Attanasio e Caiazzo, a tutte le rivisitazioni del piano e, come già esplicitato a più riprese, a rivedere anche le nostre posizioni ma solo davanti ad un progetto partecipato e condiviso compatibile con l’ambiente e che produca ricchezza e lavoro per la collettività e non solo per uno sparuto gruppo di speculatori”.
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