Il giornalista e scrittore Bruno Marra si è affidato a Facebook per ricordare cosa è stato per lui il grande Diego Armando Maradona, in questo giorno, il 30 ottobre, in cui nasceva il più grande di tutti i tempi col pallone:
Avevo 14 anni quando arrivò Maradona. Da poco tempo mi ero reso conto che il destino mi aveva affidato alle onde di un mare azzurro che mi accolse mosso, agitato. Pieno di furia e tempeste. Come se l’amore di un popolo intero non gli bastasse.
Sono nato figlio unico, con l’abitudine alla solitudine e la necessità dell’ingegno. Giorni lunghi in cui l’esuberanza della fantasia doveva sfidare il lento incedere della malinconia.
Ma da quell’ultimo giorno di giugno non mi sentii più solo. Diego diventò il mio amico. Mi riempiva le giornate col sorriso e di una speranza che non avevo mai conosciuto. E, col tempo, mi sembrò quasi un fratello.
La sera abitava sul mio comodino e stava lì fino a quando non dormivo. Ma poi nel sonno me lo abbracciavo di nascosto e si riposava pure lui, accanto a me nel mio lettino.
Ero piccolo, ma avevo già capito che c’era qualcosa di speciale. Perché io durante la settimana gli confessavo un desiderio. E lui la domenica lo faceva diventare vero. Una volta, due volte, cento volte. E non c’entrava nulla la mia fantasia, non ero solo io. Perchè cominciò a crederci pure mio padre. Che non credeva più neppure a Dio.
Fino a quando, come lui, anche tutti quelli adulti, ammalati e vinti dalla delusione di chissà quanti anni, iniziarono a comprendere che non esisteva solo sofferenza e dolore. E che le lacrime potevano contenere anche la gioia e la Luce di un altro colore.
Ecco cosa è stato per me Maradona, la risposta ad una preghiera. La stessa preghiera che ora unisce il Mondo intero.
Adesso che Diego è sceso dal mio comodino. E io non sono più figlio unico…
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