Maradona show al San Carlo: “Napoli è casa mia, sconfiggerà la camorra. Chiedo scusa a mio figlio”

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Maradona show al San Carlo: "Napoli è casa mia, sconfiggerà la camorra. Chiedo scusa a mio figlio"

Per una notte il san Carlo, il massimo teatro napoletano, tempio della lirica, si è trasformato in uno stadio per osannare Diego Armando Maradona a trent’anni dallo scudetto vinto dal Napoli nel 1987. Regista dello spettacolo “Tre volte dieci” Alessandro Siani, campione d’incassi al botteghino che ha voluto celebrare il campione. Siani è dietro le quinte per tutta la durata. Lo spettacolo è solo per Diego accolto da un boato quando si presenta sul palco. ”Mi sento come a casa, come sempre mi sono sempre sentito. Io non tradisco. A Napoli sono stato felicissimo”. E mentre, in completo nero, comincia a palleggiare, il Teatro San Carlo di Napoli, gremito da 1300 paganti (330 euro il prezzo della poltronissima), diventa il San Paolo. Più tardi si commuoverà pensando ai genitori: ”Vorrei che mia madre mi vedesse ora”. E poi: ”Dico ai ragazzi, non prendete la droga, non sparate. Vincete come ho vinto io. I ragazzi dell’Orchestra della Sanità sono l’esempio più grande, loro hanno vinto come ho vinto io. So che Napoli ce la farà”.

maradona

“Auguro al Napoli che vinca tutto, voglio che la gente di Napoli sia felice”, dice il Pibe de Oro, mentre dalla platea gli urlano di non andare via. “Noi ti amiamo, tu puoi tutto, ora hai anche le chiavi della città – rilancia Siani – Tutti mi danno le chiavi, ma non ho l’indirizzo“, scherza l’argentino. Al presidente De Laurentiis, seduto in poltronissima chiede di vincere, “abbiamo fiducia in lui. Ora devo andare a Dubai, ho tre anni di contratto. Ma ci sono giocatori del Napoli che vogliono che la gente sia felice, quindi sono tranquillo. E il presidente vuole vincere”.

”Con Maradona – ha risposto il patron della formazione partenopea – ci siamo incontrati; appena avrà risolto le sue pendenze con il fisco, penso per lui al ruolo di ambasciatore del Napoli nel mondo”. Una conferma della sua intenzione di coinvolgere l’ex campione argentino nella società. Accanto a lui il sindaco Luigi de Magistris”Daremo a Maradona la cittadinanza onoraria e sarà ambasciatore della nostra squadra. Per maggio stiamo pensando ad un festeggiamento popolare, stasera è tutto bellissimo ma pensiamo ad un evento che possa coinvolgere tutti napoletani” afferma il sindaco.

Presenti anche i giocatori del Napoli Callejon, Pepe Reina (con il quale scherza ricordando il famoso gol alla Juventus su punizione da dentro l’area “Tu sei un portiere, sai quanto è difficile segnare da lì”), Insigne, il governatore Vincenzo De Luca con il consigliere per la Cultura Sebastiano Maffettone. Ma anche personaggi del suo Napoli, come Salvatore Carmando, lo storico massaggiatore, o della sua Napoli, come il giornalista Gianni Minà, con il quale si perde in un lungo abbraccio.

In platea anche il figlio napoletano di Maradona, Diego Jr, cui ha rivolto, alla fine dello spettacolo, un accorato pensiero. “Chiedo scusa dopo 30 anni a mio figlio Diego. Non ti lascerò mai più”. Il ragazzo si è alzato ed ha salutato inchinandosi verso il pubblico che applaudiva.

Una vena polemica nello spettacolo è stata portata da un gruppo di ultras “Fedayn Napoli” che ha esposto uno striscione all’esterno del teatro San Carlo. Sullo striscione c’era la scritta: “Diego gioca al San Paolo per il popolo e per gli scugnizzi. Ma quale San Carlo a questi prezzi. Fedayn Napoli”. In tanti speravano che Maradona uscisse dal Teatro San Carlo prima dello spettacolo, anche solo per un saluto. Presenti persone di tutte le età, con cappotti, sciarpe e cappelli ovviamente del Napoli. E, per chi è arrivato sprovvisto, pronta la soluzione: all’esterno del massimo partenopeo venditori di sciarpe con la scritta: “Chi ama non dimentica” e “Maradona” e “El pibe de oro”.  I tifosi hanno intonato cori tra cui “C’è solo un Maradona” e il classico “Sai perché mi batte il corazon?”, oltre a “Chi non salta juventino è”.