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Marco Polo e la figlia segreta (cinese?)

Dall’Archivio di Stato di Venezia arriva una interessante scoperta che getta nuova luce sulla biografia di Marco Polo.

di Luigi Casaretta

Dall’Archivio di Stato di Venezia arriva una interessante scoperta che getta nuova luce sulla biografia di Marco Polo: dalle ultime volontà vergate il 7 luglio del 1319 a Venezia e affidate al padre Marco Polo (1254-1324) emerge l’esistenza di una figlia, Agnese, fino ad ora sconosciuta, del celebre viaggiatore veneziano ed autore del “Milione”.

La scoperta da parte dello studioso Marcello Bolognari, all’Archivio di Stato veneziano e pubblicata sulla rivista ‘Studi Medievali III’ serie, 62, dal titolo “Agnes uxorNicolaiCalbo de confinioSanctiIohannisGrisostomi”, avvenuta nell’ambito del progetto di ricerca archivistica Biflow dell’Università Ca’ Foscari.svela un particolare interessante quanto sconosciuto sulla progenie di Marco Polo di cui finora era nota la figlia Fantina Polo, degna discendente del viaggiatore, forte e determinata che non esitò a rivolgersi al tribunale per rivendicare l’eredità lasciatale dal padre, Bellela e Moreta avuti dal matrimonio con Donata Badoer a partire dall’anno 1330.

Le circostanze della scoperta però non sono liete: vicina alla morte, così giovane, Agnese Polo, nella parrocchia di San Giovanni Grisostomo, affidò il compito al padre Marco di far pervenire le sue ultime volontà al prete-notaio Pietro Pagano della chiesa di San Felice.
Polo ebbe quindi una figlia prima del matrimonio (fuori dal matrimonio, o frutto di un’unione precedente non si sa), la cui nascita potrebbe collocarsi fra il 1295 e il 1299, o subito dopo il ritorno a Venezia di Marco (1295) dall’epico viaggio in Estremo Oriente, e subito prima della prigionia genovese (1298-1299) considerando che all’epoca del testamento Agnese aveva circa 23-24 anni. Una ipotesi affascinante seppur meno accredita potrebbe far pensare ad un’origine della ragazza legata alle esperienza lunga 24 anni di Marco Polo in Estremo Oriente, o che abbia viaggiato con lui, in fasce, di rientro a Venezia.

L’antico documento, spiega Marcello Bolognari, “restituisce un quadro familiare intimo e affettuoso; si parla del marito di Agnese, Nicolò, detto Nicoletto, e dei figli, Barbarella, Papon (sta per mangione) e Franceschino. I diminutivi mostrano una madre, evidentemente giovane, che si preoccupava di lasciare qualcosa non solo al marito e alla prole ma, come si legge nella pergamena, anche al magister dei bambini Raffaele da Cremona”.

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Redazione Desk

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