Antonio Marfella si scaglia contro il Mattino a difesa di Acerra. Lui, che sa di essere inviso alle istituzioni e ai politici per il suo impegno nella lotta contro la Terra dei Fuochi, ha deciso, nonostante tutto, di abbracciare la causa dei cittadini acerrani contro l’inceneritore, sebbene Acerra non sia la sua terra.
Antonio Marfella si schiera a difesa dei cittadini di Acerra contro l’inceneritore
Una scelta motivata da un dovere civico che Antonio Marfella, oncologo, sente di avere nei confronti di tutti i cittadini campani che stanno pagando in prima persona, sulla loro pelle, le conseguenze del biocidio nella Terra dei Fuochi. E tra questi ci sono anche i cittadini di Acerra, da 3 giorni in protesta contro il termovalorizzatore che, in questi giorni, ha smaltito e dovrebbe continuare a smaltire le ecoballe del sito Coda di Volpe di Eboli: è questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perché nonostante le analisi dell’Arpac, i cittadini di Acerra non si fidano, e temono che le ecoballe stoccate a Coda di Volpe nel 2008, in piena emergenza rifiuti (non senza proteste anche da parte dei cittadini di Eboli) possano contenere rifiuti tossici e pericolosi per la loro salute e quella dei loro figli, i giovani sopravvissuti a uno sterminio che va avanti da vent’anni.
Infiltrazioni camorristiche nella protesta contro l’inceneritore? Tutte bugie
Per questi motivi Antonio Marfella ha deciso di sposare la battaglia di Acerra contro l’inceneritore. Partecipando ieri al tavolo tecnico tra Comune, Regione Campania e vertici dell’A2A, società che gestisce l’inceneritore, al fianco di una delegazione di giovani rappresentanti dei comitati di protesta; e schierandosi al loro fianco, contro chi fa illazioni “vergognose” sulle presunte infiltrazioni camorristiche dietro la protesta di Acerra e degli acerrani. Accuse che arrivano da un quotidiano illustre, il Mattino, che oggi apre la sua prima pagina con un ambiguo “Acerra, ha vinto la protesta”, e, poco sotto, in un’intervista all’assessore Romano, ipotizza l’esistenza di “affari illeciti” dietro “i blocchi” all’inceneritore. Antonio Marfella non ci sta, e risponde al Mattino in una lunga lettera pubblicata sul suo profilo Facebook. Qui ve ne proponiamo uno stralcio.
Ecco la lettera di Marfella contro il Mattino e a difesa di Acerra
“Il Mattino, dopo avere insultato persino il vescovo Di Donna (il vescovo di Acerra che, in queste ore, ha cercato di fare da mediatore condannando gli “estremismi” e i blocchi e chiedendo un tavolo tecnico con le istituzioni, ndr), oggi procede a veramente vergognose insinuazioni sulla matrice persino camorristica di chi ha partecipato a questa lotta contro le ecoballe ma anche e sopratutto contro l’incenerimento dei rifiuti in Campania, continuando non solo ad offendere pesantemente tutti i cittadini che si sono impegnati in questa battaglia, ovviamente me compreso e vescovo compreso, ma continuando a mettere finte ‘zizzanie’ tra preti , vescovo e chiesa”.
I veri camorristi sono in Regione e nei giornali
Marfella parla di una “campagna vergognosa di stampa e politica, con l’assessore Romano (autore delle ipotesi sulle infiltrazioni camorristiche nell’intervista rilasciata al Mattino, ndr), ieri strategicamente assente alla riunione, che ribadisce la sua assoluta determinazione a considerare lo stop (all’arrivo delle ecoballe di Coda di Volpe: stop deciso ieri durante il suddetto tavolo tecnico, ndr) solo provvisorio e parziale”.
Infine, Marfella si scaglia duramente contro i “diffamatori”: “non capiscono che sappiamo benissimo chi sono i camorristi, chi sono i lobbisti assassini proprietari dei giornali. Occorre immediatamente rispedire al mittente le accuse di essere noi manovrati da camorristi. Io perché mi chiamo Marfella, sono gia stato accusato di appartenere ad una famiglia camorristica per difendere Pianura; adesso mi stanno facendo veramente arrabbiare”.